GHOST RIDER
 

ghost rider recensione

 
Povero Nicolas Cage. Com’è brutto con quel teschio in fiamme al posto della testa! E nemmeno con quel taglio di capelli nero corvini è tanto meglio. Il perché ha fatto il diavolo a quattro per interpretare questo film resta un mistero. Doveva essere Superman, doveva essere Constantine, è diventato Ghost Rider. Avesse rimandato anche stavolta di sicuro c’avrebbe indovinato. Ghost Rider è probabilmente la peggior versione cinematografica di un supereroe dei fumetti, battuto in questa speciale classifica al contrario forse solo da Hulk. Là il problema era tutta quella sbobba psicanalitica insopportabile. Qui è il contrario: un vuoto pneumatico altrettanto insopportabile. Il regista Mark Steven Johnson è quello di Daredevil e già dovrebbe dirla lunga. A suo parziale favore va detto che le pretese del film  
 
sono pari allo zero. Ma anche che il risultato non si risolleva di un grado. L’ambientazione è quella demoniaca come già troppe volte ne abbiamo viste. Il tono e l’estetica è quella da cartone animato con affondi psicologici nulli. Johnny Blaze di giorno è un acrobata motociclista che compie salti impossibili, si spacca la testa e non muore mai. La folla lo acclama senza sapere che ha stretto un patto col diavolo e che di notte  
si trasforma suo malgrado in ghost rider, uno scheletro bolso avvolto dalle fiamme che vaga di notte sulla suo moto avvolta anch’essa dalle fiamme lasciando lingue di fuoco sull’asfalto e facendo un casino inimmaginabile ad ogni suo passaggio. Difficile con queste premesse passare inosservato. Difficile fare anche super eroe per un tizio che lo si vede arrivare a chilometri di distanza, che brilla nel buio come un fuoco d’artificio, silenzioso come un caterpillar, sulla cui espressione si può dire tutto eccetto che spicchi per intelligenza! Vabbè… Suo scopo è cacciare anime dannate per conto del Demonio, come se il Demonio non fosse capace di cacciarsele da solo le sue anime dannate. Vabbè… Insieme a Nicolas Cage, fuori parte, fuori luogo, fuori tutto, cade in basso anche Wes Bentley che da American Beauty si ritrova trasformato in una specie di Zombie-Vampiro dal colorito cadaverico alla testa di un manipolo di elegantoni in cappotto nero alla ricerca di un fantomatico contratto seppellito chissà dove. Vabbè… Insieme a Nicolas Cage e Wes Bentley cade in basso anche Sam Elliot il quale è il meno preoccupato di tutti considerato che lui in basso ci sta dai tempi del Duro del Road House, dal quale sono passati vent’ anni e lui continua impassibile a fare la parte del “vecchio”. Per uno che ha già fatto quella del “morto” (era lui il morto di Scappatella con il morto) non sappiamo proprio cosa augurargli. Ai più attenti (cioè a nessuno visto il target di pubblico) non sarà sfuggito che Mefistofele è un redivivo Peter Fonda e che la moto che regala al nostro eroe è un chopper proprio come quello celeberrimo di Easy Rider. Vabbè…

(recensione di Mirko Nottoli )

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