GENERAZIONE MILLE EURO
 
locandina generazione mille euro

recensione generazione mille euro

 
L'ultimo film di Massimo Venier, liberamente ispirato al libro omonimo manifesto di una generazione maltrattata ma ancora in piedi, ha il compito non facile di narrare le problematiche del lavoro giovanile di oggi, un universo variegato che troppo spesso viene etichettato con l'espressione "precariato" ma che in realtà vive di storie e personalità complesse, sofferte e sorprendenti. Il merito degli sceneggiatori sta proprio nell'aver evitato di affrontare il fenomeno in termini generali, toccando i risvolti sociali connessi, scegliendo invece di raccontare storie individuali, vite mosse da esigenze reali e assaporate in modo personale e intimo da ognuno dei protagonisti. La storia di Matteo è unica perché solo lui vive la sua vita, così come tutti i personaggi custodiscono con orgoglio la voglia di  
 
reagire a modo loro, un modo sempre e involontariamente originale: c'è chi, come Angelica, crede nella carriera a tutti i costi, chi, come Faustino, nel posto (possibilmente) fisso; Beatrice non si rassegna e continua a rincorrere la sua passione per l'insegnamento, mentre Francesco preferisce far finta che sia tutto un sogno..nonostante non sia facile permettersi di sognare nel grigiore della metropoli lombarda,   recensione generazione mille euro
i cui colori sono catturati con sapienza dalla fotografia di Petriccione. La pellicola scorre gradevole, grazie a un buon ritmo ma soprattutto ad un umorismo dilagante e contagioso. Ciò che emerge più forte è quel sarcasmo, quella rassegnazione consapevole che lungi dall'essere accettata come sconfitta può diventare lo stimolo per cercare la propria strada. In fondo non ci interessa sapere perché il mondo attuale sia così ostile, spietato, schiavo delle logiche di mercato e dei nepotismi ereditari, ciò è ormai un dato di fatto acquisito..sarà magari la generazione precedente a dover avere sulla coscienza questo disastro economico e sociale. L'importante è recuperare la propria capacità di scegliere che vita vivere. Unico appunto: manca un cenno proprio ai genitori, a coloro che, nei limiti delle proprie potenzialità si intende, rimangono un punto di riferimento importante per chi deve costruirsi le basi della propria sopravvivenza, a maggior ragione perché hanno goduto di una stabilità e di privilegi che ancora pesano sul debito pubblico del nostro Paese. Nel complesso un film bello, vero, mai banale, grazie anche all'abilità e al trasporto degli attori, così come alla freschezza dei dialoghi. Finalmente una prova convincente del cinema made in Italy, proprio perché non parla dell'Italia ma degli italiani. Insieme al suo esordio, a nostro avviso, il film più riuscito di Venier.

(di Lucio De Candia)


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