FUR
 

fur recensione

 
Hollywood è sempre stata attratta dai personaggi originali, non fosse altro perché le loro biografie sembrano fatte apposta per essere portate sul grande schermo. La sceneggiatrice Erin Cressida Wilson e il regista Steven Shainberg, già pluripremiati per un film fuori dalle righe come "Secretary", non si sono però limitati a trasporre sullo schermo la biografia della fotografa americana Diane Arbus, scritta da Patricia Bosworth più di vent'anni fa, ma hanno dato un'interpretazione personalissima di quello che sta all'origine della creatività di questa artista. Il film ci presenta la reale situazione familiare della Arbus, magistralmente interpretata da Nicole Kidman, per poi raccontarci il suo incontro con Lionel (Robert Downey Jr.) in un'atmosfera quasi da sogno, facendoci entrare di fatto nel mondo che la Arbus ha voluto presentarci attra-  
 
verso le fotografie scattate nel corso della sua carriera. La distanza fra i due mondi è resa benissimo dalle scenografie e i costumi: un contrasto fra un'ambientazione da film anni '50 e una da mondo grottesco e surreale. In quest'ultima ritroviamo gli elementi fiabeschi della Bella e la Bestia, ma sopratutto richiami ad Alice nel Paese delle Meraviglie (il coniglio bianco, la teiera), letto anche da Lionel ad una delle  
figlie di Diane per farla addormentare. Steven Shainberg ama il libro di Lewis Carroll e sa che uno dei suoi temi principali è la crescita di Alice, il raggiungimento dell'età adulta, e questo è anche il tema di "Fur", in cui Diane Arbus raggiunge la consapevolezza di volersi realizzare come artista e di quali siano i soggetti che intende fotografare. Nicole Kidman è convincente nel guidarci in questa metamorfosi e Robert Downey Jr. è una guida spirituale impeccabile, espressivo anche sotto il fenomenale trucco creato da Stan Winston. Il film quindi non ci racconta per filo e per segno la vita di Diane Arbus e paradossalmente non ci mostra nemmeno le sue opere artistiche. Quello che fa è provare a mostrarci il processo creativo che nascondono, le persone che Diane ha cercato di farci scoprire e che lei stessa cercava di conoscere, per poterne poi cogliere la vera essenza. Diane Arbus, nell'introduzione al suo primo libro fotografico, scriveva: "Ciò che amo di più è andare dove non sono mai stata." Tutti i personaggi particolari che popolano il film, i cosiddetti "freaks", sono reali: nessun trucco cinematografico o effetti al computer, ma solo una ricerca minuziosa e decine di provini per dare al pubblico la certezza che tutto quello che vedono è vero. Un ulteriore omaggio a Diane Arbus, ma anche al film "Freaks" di Tod Browning, che nel 1932 per la prima volta portò sul grande schermo questi esseri al contempo favolosi ed emarginati. Steve Shainberg non smette di creare film controversi e decisamente fuori dal comune, che potranno non piacere a tutti ma che non passano certo inosservati.

(di Flavio Nani )

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