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recensione: quando
tutto cambia
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A dieci anni di distanza,
Michael Haneke ripropone
in salsa americana
produttiva e attoriale,
"Funny Games"
gioiello di inquietudine
e cattiveria senza
morale che fece sobbalzare
e spaventare la platea
per la capacità
di infondere sgomento.
Non cambia nulla se
non dettagli di poco
conto e mantiene intatta
la promessa di paura
urlata nel nuovo promo
(che cita il classico
“Arancia Meccanica”)
come inalterata resta
la malvagità
che a freddo e senza
preavviso, irrompe
nel quotidiano familiare.
Lei è Naomi
Watts convincente
e brava come sempre,
il marito è
Tim Roth faccia attonita
e impotenza allo stato
puro, il figlio è
Devon Gearhart. I
due giovanotti che
sconvolgeranno la
normalità degli
ignari villaggianti,
sono Michael Pitt
(“Last Days”
“The Dreamers”),
coi pantaloncini bianchi
da caddy alle ginocchia
anziché |
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le brachette
corte
di Arno
Frish
e Brady
Corbet
(visto
in “Mysteriuos
Skin”
e “Thirteen”)
il ciccio
compagno
di malefatte,
apparentemente
più
debole
e per
questo
più
pericoloso,
nell'originale
era
interpretato
da Frank
Giering.
Con
la scusa
di una
richiesta
di una
paio
di uova
i due
penetrano
nella
loro
casa.
Dopo
un prologo
di botta
e risposta
nevrotico
e un
tentativo
di resistenza,
dichiarano
le loro
reali
intenzioni
colpendo
il |
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marito con
la mazza da
golf e dando
il via alla
spirale inarrestabile
di violenza
e parlantina
melliflua
seguita da
punizioni
e giocoforza
di potere
- la posta,
è la
vita - che
porterà
al mattino
seguente e
poi, alle
ignare vittime
successive.
Haneke non
ha cambiato
una virgola
della sceneggiatura,
stesse battute,
stessa colonna
sonora che
pesca dalla
musica classica
al motivo
urlato dei
Bonehead (Naked
City) che
prelude al
massacro e
medesimo risultato.
Sconvolgente
nell'instillare
paranoia pura
e paralizzante
e profondo
senso di impotenza.
Se non avete
mai visto
l'originale,
questa è
l’occasione
per un ripasso
di lusso.
(di Daniela
Losini )
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recensione del
film "funny
games"! |
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