FROZEN - RECENSIONE
 
locandina Frozen
Locandina "Frozen"

Frozen - recensione

 
Il terrore corre sul filo ... della seggiovia! L'ultima trovata degli ingegneri dell'horror, smaliziati contrabbandieri di paure low cost, è una (gelida) rilettura del più classico degli scenari da brivido: un tranquillo weekend tra amici che in poche ore affoga i bagordi nel sangue. Lo snowboard, nel torbido mondo dei fabbricanti di incubi, da salutare passatempo diventa la corsia di sorpasso per l'inferno. Due fidanzatini e un (inopportuno) amico tentano la classica bravata da adolescenti decerebrati: una risalita notturna in seggiovia prima della chiusura degli impianti. Fatalità vuole che l'addetto ai comandi sorvoli sulla loro presenza ... e li lasci sospesi nel vuoto a immagazzinare gelo e panico, senza alcuna speranza di essere avvistati prima della riapertura della stazione sciistica, di lì a una settimana. Il film inizia qui un avvitamento su se stesso in cui  
 
ricicla atmosfere da catalogo e colpi di scena discutibili. Buona la recitazione, che sfrutta una triangolazione di caratteri opposti capace di scatenare la giusta dose di conflitto. Sostenuto il ritmo, che non cede mai un colpo, alternando vuoti pneumatici a improvvisi scoppi di tensione, come nel più classico dei ricettari horror. Discreta anche la scelta della location, che rende meno ovvio il confronto con altri thriller ansiogeni   recensione Frozen
(vedi "Oper Water", "Alla deriva", perfino, in un certo senso, l'antesignano della paura a basso costo "The Blair Witch Project"). Tuttavia, la prevedibilità resta lì ad aleggiare insieme al sentore di una minaccia incombente. Si attacca ai gesti, agli urletti, alle smorfie terrorizzate dei maldestri protagonisti. Congela con loro. In "Frozen" la ricerca della novità nel pantano del déjà-vu, il tentativo di aggiornare un filone dorato come l'horror low profile, riescono solo a metà. Il successo di una categoria, si sa, è insieme gloria e condanna: ridimensiona qualunque prodotto che voglia innovare il genere senza stravolgerlo, con un'operazione di furbo (e finto) trasformismo. Continueremo a vederne di thriller psico-catastrofisti al limite del paranormale. E ogni volta, testardamente, andremo al cinema a commentarne pregi e banalità. Perchè la paura costa poco ed è il franchising più sfruttato da Hollywood e dintorni. E perchè, in fondo, intriga tutti. Fifoni compresi.

(recensione di Elisa Lorenzini )


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