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freedom writers
recensione
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Diretto da Richard
LaGravenese, "Freedom
Writers” (ispirato
al romanzo omonimo
di Erin Gruwell),
è un fim scioccante
che si basa su una
storia vera. Erin
Gruwell (Hilary Swong,
due premi oscar),
è un’insegnante
al suo primo incarico
in una scuola californiana
di Long Beach. La
classe che le viene
assegnata è
composta da ragazzi
appartenenti a culture
diverse, che vivono
in quartieri marginali,
e che fanno parte
di bande giovanili
organizzate. L’impatto
iniziale per la giovane
insegnante è
a dir poco traumatico,
ma con determinazione
decide di cercare
gli strumenti pedagogici
giusti per riuscire
ad interagire con
i suoi allievi, ed
instaurare con loro
un rapporto costruttivo
e soprattutto di fiducia.
La scelta della giovane
insegnante si contrappone
ai metodi educativi
tradizionali già
in atto nella scuola,
tanto |
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che
Erin
Gruwell
si scontrerà
non
poche
volte
con
le idee
della
coordinatrice
didattica
della
scuola
(Imelda
Staunton).
L’assiduo
impegno
come
docente,
sottrarrà
momenti
di vita
privata
alla
giovane
Erin,
tanto
da far
naufragare
il suo
rapporto
con
il mellifluo
e superficiale
marito
(Patrick
Dempsey).
Ma alla
fine
lo sforzo
sarà
ripagato,
con
grande
soddisfazione
della
giovane
insegnante,
alla
quale
verrà
riconosciuto
il merito |
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per il suo
tenace impegno
didattico
da tutto il
collegio degli
insegnanti
dell’istituto.
Il film è
un messaggio
chiaro e leggibile
sull’attuale
situazione
di multiculturalità
presente oggi
nelle scuole
statunitensi,
in cui esistono
modelli di
teppismo e
marginalità
giovanile,
nei quali
non è
facile riuscire
a inserire
forme comunicative
tali da rendere
aperto e costruttivo
un dialogo
che riesca
a dare rilievo
ai rapporti
interpersonali,
e alla tolleranza.
Ed è
appunto quello
che riesce
a costruire
la giovane
insegnante
Erin, stimolando
le coscienze
annichilite
degli allievi,
attraverso
la scrittura
giornaliera
di un diario
individuale,
oggetto di
confronto
e di riflessione
sulla memoria
della propria
vita vissuta
da ognuno
di loro. Storie
di ragazzi
marginali,
immersi nel
vortice di
eventi violenti
e senza speranza,
quelle che
emergono esitanti
dalle pagine
dei diari.
Ragazzi che
si confrontano
con le brutture
di conoscenze
storiche del
passato, come
l’Olocausto,
da cui imparano
il difficile
riconoscimento
della paura
verso ogni
forma di diversità.
Ragazzi che
“rinascono”
ad una forma
di vita che
pone il rispetto
della persona
alla base
della convivenza,
e riescono
alla fine
a considerare
il compagno,
l’amico,
come fonte
di arricchimento
e sicurezza
reciproca.
“Freedom
Writers”
è un
film che ci
fa riflettere
sulla condizione
della diversità
, e su quanto
sia importante
riuscire a
comprendere
il giusto
mezzo per
comunicare,
dialogare
e conoscere
il diverso.
A parte gli
attori professionisti,
in “Freedom
Writers”
recita un
cast di giovani
attori non
professionisti,
si può
dire presi
per strada,
realmente
appartenenti
a quartieri
marginali
di cittadine
californiane.
E alla fine
della lavorazione
del film,
gli stessi
giovani attori
esordienti
hanno dichiarato
che il lavoro
sul set ha
fatto emergere
in loro “nuove
coscienze”,
più
consapevoli
dei valori
umani. Richard
LaGravenese
dirige il
suo secondo
lungometraggio
con ottimi
tempi scenici,
usando con
sapienza e
disinvoltura
la m.d. p.,
tanto da captare
la salienza
e fissare
così
il linguaggio
espressivo
delle immagini.
La recitazione
di Hilary
Swank è,
come al solito,
naturale e
squisitamente
impeccabile.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
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writers"! |
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