FOUR LIONS - RECENSIONE
 
locandina four lions
Locandina "four lions"

four lions - recensione

 
“Leggevo di un piano per speronare una nave da guerra americana. A notte fonda, con il bersaglio ormeggiato a largo, la cellula si raduna sul molo, fa scivolare la barca in acqua e la riempie di esplosivo. La barca affonda. Io rido. Non me l’aspettavo.” Raccontando questo aneddoto il regista Chris Morris spiega l’origine dell’idea del suo film Four Lions, e poi aggiunge: “Più mi addentravo e più la realtà negava lo stereotipo. Poi finalmente ho capito. Una cellula di terroristi è un gruppo di uomini simpatici. Un piccolo gruppo di uomini accesi dall’entusiasmo che programma una guerra cosmica da un monolocale.” Bastano queste poche parole per intuire lo spirito e il punto di vista del film. Four Lions è parodico per amor di parodia, ha un umorismo rude eppure sofisticato che ci costringe a ridere anche per situazioni per le quali ci hanno insegnato  
 
a non farlo: la morte, la tragedia, la violenza e la guerra diventano scene buffe da slapstick comedy mentre la demenzialità è innalzata ad opera d'arte. Sorta di Armata Brancaleone in chiave jihadista, il film di Chris Morris racconta la storia di quattro aspiranti kamikaze di origini pakistane, che vogliono organizzare un attentato sul territorio britannico. Macabro e nonsense, il film mostra il lato umano del   recensione four lions
terrorismo islamico (o meglio di una sedicente cellula, chiaramente impazzita). Il protagonista, Omar ( Riz Ahmed ), non è il musulmano bigotto che il pubblico potrebbe aspettarsi, ma un giovane padre che racconta a suo figlio parabole sulla Jihad usando i personaggi del Re Leone. Un uomo con uno stile di vita piuttosto occidentalizzato e un sincero amore verso la propria famiglia, che partecipa a questa guerra di civiltà come se avesse deciso di fare, per dire, la maratona di New York . Tra i suoi compagni di (dis)avventura c'è tutto l'assortimento di caratteri comici da buddy movie: l'amico un po' tardo Waj ( Kayvan Novak ), il saccentone Barry ( Nigel Lindsay ), il viveur burlone Hassan ( Arsher Ali ) e infine il timido e codardo Fajal ( Adeel Akhtar ). Benché l'idiozia dei protagonisti e la vacuità delle loro imprese sia chiara agli spettatori fin da subito, si è chiamati a solidarizzare con questa piccola armata senza speranze, che suscita tenerezza più che odio e pena più che biasimo. Qualcuno potrebbe decidere di vedere in quest'opera un film contro la jihad o addirittura contro la religione islamica e cercare di riempirlo di significati alti e complessi, ma sarebbe come dire che Una pallottola spuntata è contro le forze di polizia. Se si guarda il film o si leggono i commenti divertiti del regista, si capisce che non c'è nessun tentativo di condanna morale dietro questa storia, ma solo quello di trovare la comicità anche nelle pieghe più oscure e tremende dell'attualità.

(recensione di Maria Silvia Sanna )


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