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Molto spesso le brutture della realtā ci appaiono cosė lontane che sembra quasi impossibile ci possano toccare, č proprio qui che il cinema dimostra la sua potenza: sullo schermo una storia vera riesce a coinvolgerci pių della stessa realtā, soprattutto se raccontata bene. Con Fortapāsc, in uscita nelle sale il 27 marzo, Marco Risi torna al cinema d'impegno e lo fa raccontando la storia di Giancarlo Siani, giornalista praticante (o abusivo, come amava definirsi) de Il Mattino, ucciso a soli 26 anni per mano della camorra nel 1985. L'argomento č di grandissima attualitā e Risi accoglie una sfida molto difficile, il paragone con il pluripremiato "Gomorra" di Garrone č infatti inevitabile, ma il regista riesce a discostarsi dal confronto e a raccontare il suo punto di vista con genuinitā ed interesse. La storia si concentra sugli ultimi quattro mesi della vita di Siani, |
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durante i quali il
giornalista riuscì a scoprire i particolari più torbidi della situazione partenopea, in una città assediata dalla criminalità organizzata (da cui il titolo, storpiatura del "Fort Apache" della tradizione western) ed avvelenata dalla corruzione dei politici, che speculavano sulla tragedia dei terremotati per realizzare i propri interessi. Tutto appare molto realistico, nonostante qualche citazione alla cinematografia |
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d'oltreoceano nel presentare la mafia, non ci sono né forzature né drammatizzazioni; la cinepresa è viva, si muove ed entra nella scena, la musica accompagna contrastando la durezza delle immagini durante le sparatorie. Piccoli espedienti, mai fuori luogo, trasmettono con originalità messaggi importanti, come per esempio una scena in cui al protagonista arriva uno schiaffo dal nulla, a sottolineare la minaccia invisibile della camorra e la solitudine del giornalista nella sua "battaglia". Il personaggio di Siani non viene mitizzato, ma presentato con rispetto per quello che è stato, un ragazzo normale prima di tutto, con i suoi difetti ed i suoi pregi, un giovane con dei valori che esercitava con candore la sua professione al quale, grazie anche alla convincente interpretazione di Libero De Rienzo, è inevitabile affezionarsi. La forza di questo film sta nella semplicità con la quale viene lanciato un messaggio di speranza, nonostante la tragedia; pur conoscendo fin dall'inizio la vicenda si rimane quasi sorpresi nel vedere Giancarlo accasciarsi sotto i colpi di pistola e non resta altro da dire mentre scorrono i titoli di coda sullo sfondo di una città piegata, c'è soltanto da riflettere e ricordare la storia di chi ha deciso di schierarsi in prima linea, di indagare, di approfondire, di essere soprattutto "un giornalista-giornalista e non un giornalista-impiegato".
(di Rosa Agusta)
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