sua cliente abituale (Tiziana Schiavarelli) ovviamente fan della focaccia. Vi si aggiungano le continue incursioni di due personaggi televisivi impersonati da Lino Banfi e Renzo Arbore, protagonisti di un esilarante sketch di "Telecucina" in cui litigano per i più futili motivi. "È più buono il fungo Carboncello o il Lampascione?" si interrogano bisticciando alla loro maniera con una incisiva dose di umorismo. Michele Placido è invece un nostalgico proiezionista cinematografico e Nichi Vendola è il combattivo esercente di una piccola ma valida monosala d'essai. La regia del giovane Nico Cirasola che ha curato anche la sceneggiatura. Così Nichi Vendola spiega la sua partecipazione al film: "la focaccia è simbolo di pace ed in azteco la

parola vuol dire proprio pace. È insomma un messaggio che vogliamo lanciare per superare tutte le incomprensioni e custodire le tradizioni locali delle nostre regioni". Cirasola privilegia da sempre l'umorismo applicato alla denuncia politica (come nel caso senza uscita del Petruzzelli mai riaperto in Bell'Epokèr, a tutt'oggi il racconto più puntuale sull'intera vicenda). Come ci vuole il giusto tempo di lievitazione e di cottura delle focacce, così serve tempo per i rapporti umani, per assaporare il cibo e nel sud il tempo è la vera ricchezza. Non è qui lo stile fracassone e scandalistico di Michael Moore a parlarci dei disastri alimentari della carne trita e addolcita, ma il dispiegarsi di una saggezza antica nella culla della civiltà, un tocco di elegia, quasi di malinconia pur nella semplicità del racconto e del divertimento, nota inconsueta nei film spavaldi di Nico Cirasola.