RECENSIONE - FIGLI DELLE STELLE
 
locandina figli delle stelle
Locandina "Figli delle stelle"

recensione - figli delle stelle

 
Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Paolo Sassanelli, Giuseppe Battiston e Claudia Pandolfi. Eccolo qui i figli delle stelle del nuovo film di Lucio Pellegrini che aveva già provato a fotografare, e meglio, l'attualità in Ora o mai più. Figli delle stelle innanzitutto perché? Perché ascoltano la canzone di Alan Sorrenti? Perché meritano di più di quanto il destino ha riservato loro? Un ex galeotto, un portuale, un insegnante precario si incontrano per caso e decidono di risollevare le proprie quotazioni sequestrando un importante ministro. Purtroppo per loro non sono criminali ma una banda di sgangherati disperati e infatti cominciano sequestrando la persona sbagliata. I temi brucianti che riempiono le pagine di cronaca di questa nostra Italia d'inizio anni 2000 ci sono tutti: il lavoro, le morti bianche, il precariato, la disoccupa  
 
zione, il sostanziale menefreghismo della politica. Ma da Figli delle stelle non aspettatevi nulla di più di una superficiale per quanto spassosa commedia, innocua e priva di pretese, sia autoriali che di qualsivoglia critica sociale, che fa di questi temi mero pretesto per imbastire una carnevalata goliardica piena di maschere e gag improvvisate, dove sfilano Favino che fa il marchigiano con la coda, Volo il veneziano   recensione figli delle stelle
impacciato, Sassanelli il duro con un cuore, Battiston l'allegro trotzkista e la Pandolfi giornalista sognatrice. Anche quando il film avrebbe potuto prendere una piega più seria e strutturata, potenzialmente piena di incognite al fine di donare ai personaggi e alla storia uno spessore umano e morale ben maggiore, preferisce invece continuare a navigare a vista, forte di un'idea di base efficace ma che poi si stenta a sviluppare e a portare ad un adeguato compimento (pensiamo per esempio all'opportunità non sfruttata del personaggio di Tirabassi, il sottosegretario rapito per sbaglio che invece di essere il prototipo del politico corrotto si rivela persona onesta che lotta in parlamento per le giuste cause, opportunità da cui si sarebbero potuti aprire scenari imprevisti e imprevedibili ). Un'approssimazione diffusa dimostrata dalle tante situazioni non spiegate (che rapporto c'è tra la Pandolfi e Sassanelli? Perchè fanno quel che fanno?), dalle motivazioni mal argomentate (sì, il malcontento, la disperazione, la giustizia.), dalle risoluzioni risibili (Battiston che legge al figlio le parole di Tenco), da un finale che forse vorrebbe dire e invece denuncia solo la sua impotenza. Il cast è affiatato e a briglia sciolta, il che fa ancora di più rimpiangere l'assenza di una sceneggiatura solida, articolata, che oltre a intrattenere divertendo sappia anche riflettere e far riflettere davvero sull'Italia di oggi e sui protagonisti che la abitano. Qualcuno ha tirato in ballo I soliti ignoti , parallelo che ci sta ma solo per sottolineare quello che Figli delle stelle avrebbe potuto essere ma che, ahinoi, ahilui, non è.


(recensione di Mirko Nottoli )


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