FEISBUM
 
locandina feisbum

recensione feisbum

 
8 episodi, più tanti altri intermezzi, per 8 giovani registi, molti dei quali esordienti, per decine d'attori, più o meno famosi, per raccontare l'amore ai tempi di internet. Feisbum tanto per dire Facebook che o non ha concesso l'utilizzo del marchio o forse era troppo complicato richiederlo. Ma l'assonanza già basta. Un fenomeno di proporzioni mondiali, un delirio di massa che conta 200 milioni di internauti in tutto il mondo, il re dei cosiddetti social network che ha soppiantato in breve tempo il colosso "My space" nel cuore dei naviganti. Si chatta, ci si conosce, ci si incontra, ci si trova e ci si ritrova, si fanno nuove amicizie, si sognano avventure, che rimangono per lo più tali. Sogni. La storia è nota. Alla base del film l'idea è buona (nata dal produttore Marco Scaffardi con Serafino Murri), quella di un istant-movie dove i  
 
numerosi brani, girati in contemporanea, si succedono uno sull'altro in modo rapido e caotico così da restituire la proliferante totalità dell' evento, la capillare miriade di contatti che avvengono in ogni luogo, in ogni momento. Il risultato non può che essere altalenante e frammentario, difetti congeniti al genere (ma almeno qui è funzionale), da un lato perché la brevità dei segmenti consente approfondimenti   recensione feisbum
limitati e obbliga lo spettatore a continue fermate e ripartenze, dall'altro perché i singoli episodi non sono tutti all'altezza, alcuni approssimativi e gratuiti. Si parte bene, con un ottimo ritmo e un'ottima verve poi però si tende alla ripetitività, invece di analizzare i diversi aspetti del fenomeno, invece di guardarlo da diversi punti di vista per cercare diverse chiavi di lettura, si insiste spesso sugli aspetti più superficiali, sui lati comici dovuti alla mistificazione, allo scambio di identità, agli equivoci che ne conseguono. In filigrana si intravedono sprazzi di solitudine, quotidiana miseria, insoddisfazione. Ma a parte questo, sono pochi i racconti che osano un esame alternativo, che si focalizzano su un particolare risvolto, sulle insidie e pericoli che si possono nascondere, soprattutto da un uso scellerato del mezzo, psicotico e compulsivo. Sono pochi ma sono anche i migliori, quelli che in poche immagini riescono a scandagliare interiorità individuali e collettive, svelare attraverso situazione appena abbozzate, debolezze e idiozie di una società votata all'apparire, ad ottenere, grazie al dono della sintesi, effetti che sconfinano nel paradossale e nel grottesco. Tra questi segnaliamo senza dubbio "La rivincita", conciso e implacabile sui compagni di scuola ritrovati grazie a Feisbum, "Siempre!" fresco e vitale, "Default", originale e allucinato (plauso a Primo Reggiani) e "Angelo azzurro reloaded", Feisbum declinato secondo una persona non più giovane (il sempre bravo Giorgio Colangeli) che dopo aver conosciuto ragazze in chat, si imbatte per caso in una vecchia fiamma che si riaccende e si chiude con lei che gli chiede: "feisbum cosa?". Come per dire, con 2 semplici parole, che i rapporti umani, quelli veri, quelli caldi, quelli che durano, stanno altrove. Il premio del peggiore lo assegniamo invece a "Indian dream" che oltre ad essere il peggiore è anche inspiegabilmente il più lungo (o sembra il più lungo perché è il peggiore?). Segue a ruota "Maledetto tag" con un Taricone carico come una molla. Moltiplicazione imbarazzante di note-book Vaio, che la Sony finanzia e vuole che si sappia.

(di Mirko Nottoli )


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