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recensione fast and furious
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Il 17 aprile esce nelle sale italiane "Fast and Furious - Solo parti originali", quarto film della fortunata saga dedicata al mondo delle corse d'auto clandestine. Come suggerisce il sottotitolo, la formula vincente, che dal 2001 (anno di produzione del primo film) calamita al botteghino migliaia di appassionati, rimane inalterata, quella. "originale", appunto. Street riders al testosterone, giunoniche pin-up in minigonna, macchine d'importazione modificate e la lotta tra il bene e il male combattuta dai cavalli motore delle auto dei Buoni e dei Cattivi. Questa quarta pellicola (107 minuti che sfrecciano con la stessa agilità dei bolidi del film) punta sul "collaudato" regista Justin Lin - già autore del terzo episodio, "The Fast and the Furious: Tokyo Drift" - e recupera l'anti-eroe Dominic Toretto (interpretato da
Vin Diesel, nomen |
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Vin Diesel, nomen omen),
protagonista nel primo, assente nel secondo, apparso fugacemente nel terzo e tornato alla ribalta in quest'ultimo episodio della saga. Nemmeno il mestiere di Dom è mutato granché: nel primo film assaltava tir pieni di componenti hi-fi, in questo sgraffigna cisterne di benzina, sganciandole direttamente dai camion in corsa. Il film (con una scena di grande ritmo e intensità |
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visiva) si apre proprio su questa nuova attività della premiata ditta Dom & Co., trasferitasi nella Repubblica Domenicana dopo i guai combinati a Los Angeles. Letty, la bella fidanzata di Dom (interpretata da Michelle Rodriguez), si lancia dai finestrini delle auto in corsa sulle cisterne dei tir di benzina, sgancia i rimorchi e il gioco è fatto. Ma la polizia, sempre sulle tracce di Dom, lo costringe a fuggire ancora, ad abbandonare Letty e a tentare di rifarsi una vita a Panama City. Una telefonata della sorella Mia (Jordana Brewster), che gli annuncia l'assassinio di Letty, lo costringe però a tornare a casa. Qui il destino di Dom s'incrocia ancora una volta con quello del suo alter ego, Brian O'Conner (Paul Walker), un agente dell'Fbi, mago del volante, che cerca di decapitare il racket della droga e delle corse clandestine, dando la caccia al suo mefistofelico burattinaio, Augusto Braga (John Ortiz). I due eroi, Dom e Brian (diversi e simili, come le due facce della stessa medaglia), s'infiltrano tra i collaboratori di Braga ognuno con il suo obiettivo. Il primo per cercare l'assassino della fidanzata, il secondo per stroncare lo spettacolare traffico di droga in Messico architettato da Braga: automobili cariche di eroina attraversano la frontiera percorrendo a velocità mozzafiato tunnel scavati nei fianchi delle montagne. Gli ingredienti di questo "Fast and Furious - Solo parti originali" sono schietti e genuini: non promettono il film da isola deserta, ma immediate ed intense soddisfazioni. Una tavolozza di colori versatile, capace di fotografare le chiassose verniciature delle auto e la monocromatica aridità del deserto messicano. Una traccia audio maniacalmente curata che ti fa sentire davvero "a bordo" nelle scene di street-ride e permette di distinguere lo spezzarsi delle cartilagini facciali ad ogni scazzottata (il film andrebbe visto in THX per apprezzarne tutti i suoni). Una sceneggiatura rispettabile, che impegna l'intelletto quel tanto da non raffreddare nello spettatore il libero flusso dell'adrenalina. E poi loro, le automobili, a creare il vero incantesimo di questo film. Una magia che, nel buio della sala cinematografica, trasforma la poltrona sotto al tuo sedere nell'avvolgente sedile di una Dodge Charger del '70.
(di Daniele Piccini)
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