l'obbiettivo, ma in parte mancandolo del tutto: del resto gli ottanta sono lontani, Lydia Grant ingrassata e Leroy Johnson morto già da sei anni. La pellicola ripercorre, a partire dalle prove di ammissione, i quattro anni necessari agli studenti per completare l'iter formativo nella famosa
New York City High School of Performing Arts , ricalcando più o meno fedelmente il solco tracciato dal predecessore. Le storie di un gruppo di allievi si snodano tra le gioie, le gratificazioni ma anche i dolori e le disillusioni che la dea Fama esige da ognuno di loro, giocando tiri mancini o elargendo occasioni di crescita. Un musicista creativo ma poco disciplinato, un regista volenteroso e ingenuo, un'attrice talentuosa ma timida, un eccellente cantante di umili origini e ballerini più o meno determinati fotocopiano, attualizzandoli, i tipi del primo film restituendo dei ritratti credibili ma poco - molto poco - sviluppati. In questo il film si merita il disappunto dello spettatore che, catturato dal turbinio di eventi e dal coinvolgimento musicale, potrebbe domandarsi più di un "come" le storie dei singoli si evolvono e tra loro interagiscono. L'assenza di vera introspezione, o semplicemente di parentesi esplicative in alcuni punti chiave, determina per estensione anche un marginale coinvolgimento emotivo nelle sequenze in cui invece si assiste al crollo di ogni speranza, alla vanificazione di fatica e sudore offerti in sacrificio alla scuola. Ma, in un panorama ricco di emuli, "Fame" spicca se non per originalità - copione sicuramente vecchio - indubbiamente per coinvolgimento e la colonna sonora, come nel primo, coinvolge e galvanizza, sincronizzando i battiti del pubblico. Inquadrature strette, sistoli e diastoli visive ora frenetiche ora pacate, un
meltin pot musicale come un ponte tra antico e moderno che guida i passi di esaltanti coreografie bastando a far guadagnare alla pellicola l'applauso che merita. L'arte nella forma della scuola è la protagonista della vicenda, gli studenti i suoi accoliti e gli insegnanti i suoi ministri: l'edificio pulsa nel modo in cui lo si è visto pulsare nel millennio scorso, amalgamando in un unico coro le vicende dei personaggi. Il saggio di fine anno conclude la vicenda e segna un punto di arrivo differente rispetto al primo film. Internet, cellulari e un accesso democratico alle risorse multimediali rendono potenziali artisti gli adolescenti degli anni duemila. Ciò che imparano nella scuola, o il modo in cui la lasciano, non sarà lo stesso di una generazione fa: non impareranno nulla che non imparerebbero altrove, se non la dedizione, il sacrificio, la tecnica e il metodo necessari. Per questo le parole - profetiche - che aprono le danze sono le stesse, immutate da quasi trent'anni:
"...voi fate sogni ambiziosi: successo, fama... ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si comincia a pagare. Con il sudore" .
(di Marco Trani )