FAME
 
locandina Fame

recensione Fame

 
Che ci fosse da qualche tempo un clima di stagnazione nelle proposte cinematografiche č assodato, sta diventando anzi parte della storia e dei libri di testo. Da alcuni anni infatti piuttosto che sperimentare si preferisce giocare sul sicuro e riesumare - o, come in questo caso, leggermente spolverare - vecchie glorie dagli echi roboanti. Un gioco estremamente pericoloso che la maggior parte delle volte si conclude sotto gli impietosi fischi della critica. Questa certamente non č la sede per sviluppare ulteriormente il tema, ma resta il fatto che si č sempre molto pių che cauti nel considerare questi rampolli di esimie tradizioni, e "Fame" non fa eccezione. II film, e poi la serie tivų, che per tutti gli anni '80 hanno forgiato un pubblico e i sogni di una generazione, sono forse uno dei casi più eclatanti di come ciò che il grande schermo - e la  
 
capillare diffusione del piccolo - trasmettevano ieri sia ancora oggi in grado di infiammare i cuori dei giovani o cullare nostalgicamente quelli degli adulti: la popolarità dei Talent Show nostrani altrimenti non si spiegherebbe. Un successo planetario insomma con il quale, a più di vent'anni di distanza, il "Fame" di Kevin Tancharoen - a sua volta ballerino e coreografo - cerca di competere, in parte colpendo   recensione Fame
l'obbiettivo, ma in parte mancandolo del tutto: del resto gli ottanta sono lontani, Lydia Grant ingrassata e Leroy Johnson morto già da sei anni. La pellicola ripercorre, a partire dalle prove di ammissione, i quattro anni necessari agli studenti per completare l'iter formativo nella famosa New York City High School of Performing Arts , ricalcando più o meno fedelmente il solco tracciato dal predecessore. Le storie di un gruppo di allievi si snodano tra le gioie, le gratificazioni ma anche i dolori e le disillusioni che la dea Fama esige da ognuno di loro, giocando tiri mancini o elargendo occasioni di crescita. Un musicista creativo ma poco disciplinato, un regista volenteroso e ingenuo, un'attrice talentuosa ma timida, un eccellente cantante di umili origini e ballerini più o meno determinati fotocopiano, attualizzandoli, i tipi del primo film restituendo dei ritratti credibili ma poco - molto poco - sviluppati. In questo il film si merita il disappunto dello spettatore che, catturato dal turbinio di eventi e dal coinvolgimento musicale, potrebbe domandarsi più di un "come" le storie dei singoli si evolvono e tra loro interagiscono. L'assenza di vera introspezione, o semplicemente di parentesi esplicative in alcuni punti chiave, determina per estensione anche un marginale coinvolgimento emotivo nelle sequenze in cui invece si assiste al crollo di ogni speranza, alla vanificazione di fatica e sudore offerti in sacrificio alla scuola. Ma, in un panorama ricco di emuli, "Fame" spicca se non per originalità - copione sicuramente vecchio - indubbiamente per coinvolgimento e la colonna sonora, come nel primo, coinvolge e galvanizza, sincronizzando i battiti del pubblico. Inquadrature strette, sistoli e diastoli visive ora frenetiche ora pacate, un meltin pot musicale come un ponte tra antico e moderno che guida i passi di esaltanti coreografie bastando a far guadagnare alla pellicola l'applauso che merita. L'arte nella forma della scuola è la protagonista della vicenda, gli studenti i suoi accoliti e gli insegnanti i suoi ministri: l'edificio pulsa nel modo in cui lo si è visto pulsare nel millennio scorso, amalgamando in un unico coro le vicende dei personaggi. Il saggio di fine anno conclude la vicenda e segna un punto di arrivo differente rispetto al primo film. Internet, cellulari e un accesso democratico alle risorse multimediali rendono potenziali artisti gli adolescenti degli anni duemila. Ciò che imparano nella scuola, o il modo in cui la lasciano, non sarà lo stesso di una generazione fa: non impareranno nulla che non imparerebbero altrove, se non la dedizione, il sacrificio, la tecnica e il metodo necessari. Per questo le parole - profetiche - che aprono le danze sono le stesse, immutate da quasi trent'anni: "...voi fate sogni ambiziosi: successo, fama... ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si comincia a pagare. Con il sudore" .

(di Marco Trani )


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