FALSE VERITA'
 

false verità recensione

 
Al regista di “Ararat” e de “Il Viaggio di Felicia” sarebbe lecito accordare fiducia: atmosfere rarefatte e ossessioni allestite con gusto decadente ne contraddistinguono il tocco personale ma qui, nella costruzione/ambientazione di un noir che vorrebbe mettere radici nella miglior tradizione thriller, fallisce. Si ispira all’omonimo romanzo di Rupert Holmes trasferendo in trama visiva i rivoli suggestivi che l’ordito originale fornisce generosamente, finendo col perdersi in una spirale di scene slegate tra loro senza un vero collante nè un grammo di pathos. Lanny (Kevin Bacon) e Vince (Colin Firth) sono una coppia di comici/presentatori di enorme successo. Amati come dèi, vivono un’esistenza dorata coccolati dal pubblico, da donnine che concedono svaghi e sollazzi e nientemeno, godono anche della protezione di un boss malavitoso. All'api-  
 
ce della carriera, si separano dopo che nella suite di un albergo dove alloggiavano, è rinvenuto il cadavere di una ragazza. Il mistero rimane irrisolto. Dopo circa vent’anni (siamo negli anni settanta) una giovane reporter (Alison Lohman, bambolina inespressiva) si mette sulle loro tracce per scoprire finalmente la Verità. Patinato, musicato in modo fastidiosamente ruffiano, inutilmente melodrammatico come la voce nar-  
rante che aspirerebbe a ricordarci Marlowe (e dunque Chandler e le signore in nero di Cornell Woolrich nonché altolocate trame hard-sexy-boiled) e che invece gracchia come Miss Marple, ridondando sui passaggi cruciali. Qualche tocco di astuta saggezza da uomini della ribalta (“Il nostro lavoro è sdraiare donne e stendere uomini”) e il merito dei due interpreti principali, capaci di mantenere un invidiabilissimo aplomb anche nelle scene a rischio di ridicolo, non bastano a risollevare le sorti della pellicola. Indecisa tra finti colpi di scena e piatto manierismo, regala due perle: una novella Alice nel Paese di Orgiland e una nuova specie, la groupie intellettuale.

(di Daniela Losini )

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