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Rapida ascesa e caduta
(come conviene a chiunque
volesse negli anni
60 risplendere di
luce intensa e breve)
di Edie Sedgwick (Sienna
Miller), eroina trasgressiva
del film autobiografico
Factory Girl. Un fuoco
d’artificio
tirato fuori dalla
memoria involontaria.
Musa di Andy Warhol,
amante di Bob Dylan,
stroncata da un’overdose
(un curriculum ineccepibile).
Bellissima donna sprofondata
in una superficie
luccicante dove la
vita viene trattenuta
e sprecata per un
attimo di celebrità.
Rock and roll e pop
art. Il film racconta
l’arrivo di
Edie a New York, giovanissima
e spregiudicata, dove
avverrà l’incontro
della sua vita: quello
con l’artista
Warhol (interpretato
dal bravissimo Guy
Pearce). Tra i due
nasce subito una grande
complicità,
una voglia di scoprirsi
e di mettersi in mostra.
Edie diventerà
la protagonista dei
film dell’artista,
sarà |
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ricercata
dalle
riviste
glamour
e troverà
un proprio
posto
nella
Factory
(l’ex
fabbrica
di cappelli
sulla
Quarantasettesima
strada,
ritrovo
di artisti
e teatro
di scatenati
party
notturni).
La Factory
è
una
pedana
su cui
Edie
si sente
a sua
agio
recitando
benissimo
la sua
vita
estrema.
Pedana
instabile,
però,
che
scricchiola
quando
la star
conosce
Bob
Dylan
(interpretato
da Hayden
Christensen
ma mai
nominato
esplicitamente)
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di cui si
innamorerà
perdutamente.
La loro storia
sarà
breve e intensa,
così
come la celebrità
di Edie che
morirà,
insieme al
suo corpo,
nel 1971 quando
tutti le avranno
girato le
spalle. Gli
attori sono
tutti bravissimi
e magistrale
è la
regia di George
Hickenlooper.
Tuttavia,
per quanto
sia attenta
la cura dei
particolari
e forte l’esigenza
di afferrare
l’estetica
wahroliana,
il film risulta,
da un punto
di vista narrativo,
piuttosto
fragile e
confuso. Potente
nelle immagini
e nei colori;
povero nella
sceneggiatura.
(recensione
di Delio
Colangelo)
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girl"! |
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