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recensione fa la cosa sbagliata
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Siamo a New York, è il 1994: il neoeletto sindaco Giuliani ha avviato una politica fortemente repressiva nei confronti della criminalità definita "Tolleranza Zero"; l'hip hop di Wu-Tang Clan, Notorious B.I.G., Tupac Shakur è una filosofia di vita - oltre che un genere musicale - che accompagna e scandisce la vita della città; e Kurt Cobain, leader dei Nirvana, muore prematuramente all'apice del suo successo, entrando di diritto nella leggenda. Questo è il tessuto su cui il regista e sceneggiatore Jonathan Levine ricama il suo secondo lungometraggio, "Fa' la cosa sbagliata" ("The Wackness" il titolo originale), un piccolo gioiello che ha vinto il premio del pubblico per il Miglior Film Drammatico all'ultimo "Sundance Film Festival". Ancora una volta, il cinema indipendente riesce a |
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sorprendere, dimostrando come anche con mezzi più modesti sia possibile realizzare qualcosa di nuovo. La strana coppia protagonista del film sono Luke Shapiro (Josh Peck), giovane spacciatore neodiplomato, impopolare e alle prese con la paura di un futuro ancora ignoto, e il Dott. Squires (Ben Kingsley), suo psichiatra che baratta le sedute in cambio di erba, afflitto da un'inestinguibile sindrome di Peter Pan. Ci |
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sono il sesso - desiderato, auto praticato, ingenuo, frettoloso, innamorato - la droga, alcool a fiumi, l'hip hop, i game boy e i cercapersone, carrettini del gelato per nascondere la marijuana, oltre che un fotografia sgranata e ottime interpretazioni a rendere questo film una vera esplosione di vita. È il passaggio all'età adulta il leit-motiv della pellicola: quello di una gioventù alle prese con droghe di ogni tipo, che si chiede quale sia il suo futuro, ma non riesce a trovare risposte; e quello di chi ormai non è più giovane da un bel po', di chi si è ritrovato immerso nel proprio domani senza nemmeno rendersene conto, forse anche a causa di qualche pillola di troppo. Non ci sono falsi moralismi, l'uno insegna all'altro, e ciascuno a suo modo, a conoscere il dolore e la sofferenza, a come affrontarli per poterli gestire: perché nessuno ne è immune, ma tutti possono trovare la propria strada. Perché, come dice il dott, Squires a Luke, "A volte è giusto fare la cosa sbagliata".
(di Giulia
Mazza )
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