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William H. Macy è
il mattatore a tutto
campo che presta corpo
e anima al servizio
dell'inossidabile
Mamet - padre della
sceneggiatura - coadiuvato
in cabina di regia
da Stuart Gordon (gli
horror seguaci han
già dispiegato
le antenne). "Edmond"
è una strana
creatura a metà
tra “Un giorno
di ordinaria follia”,
“Henry pioggia
di sangue” e
“American psycho”
ma con un insolito
finale lussurioso
(che non anticiperemo
pena la scomunica
imperitura) e che
ha goduto di un passaggio
veneziano nel 2005.
Traduce in immagini
il delirio organizzato
di un uomo qualunque,
sposato a una moglie
mediamente rompiscatole
e pretenziosa, vessato
da pressioni lavorative
(in)gestibili, desideri
repressi e implosivi,
sensibilità
al limite dell'infantile
e monche aspirazioni
annegate nella depressione.
Una cartomante gli
legge |
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il futuro
e dà
la stura
al viaggio
infernale:
lascia
la coniuge,
attacca
velenoso
nel
mucchio,
conosce
una
studentessa
cameriera
(Julia
Stiles),
una
ballerina
disinibita
(Denise
Richards)
e incoccia
in una
galleria
di personaggi
che
emergono
dal
nulla
fuori
orario.
Condisce
i nuovi
incontri
di furore
e accanimento
sino
ad infliggere
la morte
alla
vittima
designata,
colei
che
dichiara
aspirazioni.
Forse
un paradossale
atto
di genero- |
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sità:
troncare una
vita nel momento
più
alto delle
possibilità
e delle speranze
prima del
declino. In
bilico tra
il senso allucinatorio
di vite insopportabili
e senza uscita
– la
cui presa
di coscienza
ha un prezzo
altissimo
e bisogna
solo decidere
a chi farlo
pagare, e
l'esibizione
dell'incoscio
che dovrebbe
liberare per
sempre. Discontinuo,
cervellotico,
grottesco
e affascinante.
(recensione
di Daniela
Losini )
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