DRAGONBALL EVOLUTION
 
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recensione dragonball evolution

 
Il fumetto, o 'manga' che dir si voglia, di Akira Toriyama "Dragon Ball" è stato uno dei fortunati semi di cultura orientale a germogliare in occidente. Il fatto che si tratti poi di un tipo di cultura popolare non ha mai fatto storcere il naso a nessuno, soprattutto quando in soli due decenni la testata nipponica è stata in grado, ad esempio negli U.S.A., di raggiungere per popolarità le icone in calzamaglia della Marvel radicate nel panorama fumettistico mondiale da mezzo secolo. Le avventure di Goku - il protagonista della serie - sono delle uova tutte d'oro, in grado di generare profitti di solo merchandising pari a quattro miliardi di dollari in tutto il mondo, aver stimolato una delle serie tivù animate più ampie e longeve della storia ed essere considerato un modello per i videogiochi basati sugli anime, con i suoi venticinque  
 
titoli per varie piattaforme e oltre dieci milioni di copie vendute negli ultimi sette anni. Cifre da capogiro. Si capisce quindi che l'aspettativa intorno alla prima pellicola live-action autorizzata è stata, soprattutto tra i giovanissimi, sicuramente delle più calorose, ma per un palato (nemmeno tanto) fine, delle più dubbie degli ultimi anni. Il film non solo è più che liberamente ispirato all'anime - il che ne pregiudica agli occhi   recensione dragonball evolution
dei fan qualsiasi appetibilità - ma è anche sciatto, scarsamente coinvolgente e privo di spina dorsale. Un esperimento difficile e fallimentare insomma, destinato a deludere sin dalle prime battute. Eppure, con un produttore come Stephen Chow - lo stesso di "Shaolin Soccer" e "Kung Fusion" - e un regista come James Wong, pluripremiato sceneggiatore di serie tivù come "X-Files" e "Millennium", il risultato sarebbe potuto non essere così scontato. Almeno non scontato come la trama, la morale e quasi ogni battuta del film. Indubbiamente è difficile riprodurre la stessa miscela di coinvolgimento e comicità giapponese del fumetto, difficile su una pellicola e difficile in mani occidentali, ma forse i responsabili se la sono andata a cercare scegliendo come protagonista Justin Chatwin - il figlio 'emo' di Tom Cruise ne "La Guerra dei Mondi" - e attualizzando tutta la vicenda nella maniera più scontata e commerciale possibile: un diciottesimo compleanno (nel maga Goku ne ha poco più che una decina), un college a modello statunitense, un po' di bullismo e un amore tra i banchi di scuola. Aggiungere l'imminente fine del mondo poi, sempre presente ma mai così centrale nel fumetto, è stata la ciliegina sulla torta. Ma forse l'elemento che più in assoluto infastidisce è la rapidità con la quale si snoda la vicenda, che in questo caso si traduce in assoluta mancanza di. tutto. Si ha l'impressione di aver perso intere sequenze con i punti chiave dei rapporti tra i protagonisti, che si evolvono a sbalzi quantici. Tirando le somme, il film "Dragonball: Evolution" è una delle manovre commerciali più spudorate degli ultimi anni, che probabilmente incasserà abbastanza - mietendo estimatori tra gli under nove - da generare un seguito altrettanto indegno, che sicuramente non attenderemo. Augurandoci che un po' di buon senso cinematografico infonda acume nelle zucche dei produttori, staremo a vedere.

(di Marco Trani)


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