DRAG ME TO HELL
 
locandina drag me to hell

recensione drag me to hell

 
Allacciate le cinture e preparatevi ad un giro nella casa degli orrori. Sam Raimi torna alle sue radici regalando agli appassionati del genere un nuovo horror da luna park, un mix d'intrattenimento e disgusto per i palati già affezionati e per gli stomaci più resistenti. Dopo la fortunata e costosissima trilogia di Spider Man il regista statunitense si concede un ritorno alla libertà creativa e confeziona una pellicola dal budget contenuto, sfruttando al meglio le conoscenze acquisite in campo digitale, senza alterare però il gusto dell'horror vecchio stampo, che con il suo film d'esordio (La Casa, un vero cult) ha segnato una generazione. La trama, concepita insieme al fratello Ivan Raimi, è delle più banali: Christine Brown (Alison Lohman) è una giovane ragazza di provincia che si trasferisce nella metropoli inseguendo il  
 
sogno di salire dalle stalle alle stelle. Lavora in una banca come addetta ai fidi e si combatte la promozione a vice-direttore con un collega da poco arrivato, meno competente, ma più inflessibile con i clienti che richiedono prestiti. L'occasione per dimostrarsi all'altezza del posto agognato le si presenta quando una vecchia zingara, la signora Ganush (un'incredibile Lorna Raver), si reca alla banca per richiedere una   recensione drag me to hell
dilatazione del mutuo per non perdere la sua casa. Nonostante la vecchia la supplichi in ginocchio, Christine si rifiuta di concederle il mutuo, ottenendo da una parte i favori del suo capo, ma scatenando dall'altra la furia vendicativa della zingara che le scaglia addosso una potente maledizione. La ragazza avrà solo tre giorni per sottrarsi alla Lamia, un demone che la perseguiterà senza sosta per trascinarla tra le fiamme dell'inferno. In puro stile Raimi la pellicola si divide tra momenti di pura comicità e gore, con richiami ai "morality play" che hanno contraddistinto i Racconti della Cripta della Ec Comics e in generale gli horror anni '70, dove il cinismo e l'avidità dei protagonisti venivano ampiamente puniti dalle forze del male. Il tono è quello di un racconto narrato davanti a un falò per terrorizzare gli amici e ravvivare la serata; il regista si diverte come un bambino e non si fa mancare niente, farcendo la pellicola di mefitici fluidi necrotici di varia provenienza, eruzioni di sangue, tombe scoperchiate, dentiere volanti, insetti, fantasmi, demoni e improbabili esorcismi, in un carosello di stereotipi dosati con sapienza ed ingegno. Ci sono diversi modi per raccontare l'orrore, si può giocare sul lato psicologico, oppure sul lato divertente, nel secondo caso però è necessario non prendersi troppo sul serio ed esorcizzare la paura con la comicità. Sam Raimi rimane di diritto il migliore nel mescolare paura e divertimento.

(di Rosa Agusta)


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