Troppa carne
al fuoco,
troppi misteri,
troppi inutili
indizi lanciati
al pubblico
e troppi utili
indizi tenuti
furbescamente
nascosti.
Nei primi
minuti le
premesse sono
buone, si
spera di trovarsi
di fronte
ad un onesto
thriller poliziesco,
ma alla fine
ci si sente
presi in giro.
La trama si
perde per
strada e per
ovviare alla
noia si ricorre
troppo spesso
alla sensualità
della bella
Jolene Blalock
(che interpreta
Nora Timmer)
per riempire
i tempi morti:
numerose le
scene di sesso,
ma tutte uguali
e neanche
particolarmente
intriganti.
E se non bastasse,
Wayne Beach
ci infila
anche il problema
razziale.
Urlata, esibita,
spiegata e
rispiegata,
la sottotrama
sulla bianca
che vuole
a tutti costi
essere nera
(una specie
di Michael
Jackson al
contrario)
potrebbe anche
essere interessante
per un americano
che vive quotidianamente
questi temi,
ma assolutamente
fastidiosa
per un italiano.
Apprezzabile
comunque la
presenza scenica
di Jolene
Blalock che
ha la faccia
e il fisico
giusto per
poter dare
credibilità
al suo personaggio.
Insopportabile
invece il
Ford Cole
interpretato
da Ray Lotta,
che dopo “Quei
bravi ragazzi”
non ne ha
più
azzeccata
una. Anche
la performance
di LL Cool
J, rapper
più
volte prestato
al cinema,
è assolutamente
dimenticabile.
Insomma, il
classico film
straight-to-video
che potendo
vantare la
presenza di
attori noti
è stato
riesumato
per rinfoltire
le uscite
di fine stagione.
(recensione
di Sara
Sagrati
)