DONKEY XOTE
 
locandina donkey xote

recensione donkey xote

 
Nato dalla collaborazione tra la società di produzione italiana Lumiq e la spagnola Filmax, “Donkey Xote”, liberamente tratto dal Don Chisciotte, è un progetto ambizioso (costato 15 milioni di euro), frutto della volontà di proporre un cinema d’animazione europeo in grado di competere con i grandi colossi d’oltreoceano. E così, dopo “El cid”, Josè Pozo ripesca dalla tradizione culturale iberica il romanzo di Cervantes, esponendo la vicenda dal punto di vista di Rucio, l’asino di Sancho Panza, e infarcendo il tutto con una serie di riferimenti alla modernità e con una presa di coscienza da parte dei personaggi del successo ottenuto dall’opera in questione (addirittura un commerciante cerca di vendere il libro del “Don Chisciotte” allo stesso protagonista). I temi sono quindi quelli tipici dell’epopea cavalleresca: duelli,  
 
viaggi, amori contrastati e il malvagio di turno da sconfiggere. Aspetti ovviamente semplificati per venire incontro ai più piccoli, anche se permane un linguaggio volutamente arcaico per caratterizzare Don Quixote. Una scelta coraggiosa ma tutto sommato azzeccata anche perché i dialoghi italiani, affidati alla verve comica di Carlo Turati e di Antonio De Luca (storica coppia di autori di scuola Zelig), funzionano e lo   recensione donkey xote
stesso si può dire per il doppiaggio. Per quel che concerne il versante dell’animazione, pur con le dovute proporzioni di sorta, il film di Pozo è in grado di reggere il confronto con le grandi produzioni americane, ma è piuttosto evidente il tentativo di emulazione che sconfina in alcuni casi in una vera e propria imitazione (Rucio, ad esempio, è fin troppo simile al Ciuchino di “Shrek”). Ed è proprio questo aspetto, unito ad una sceneggiatura eccessivamente misurata, e di conseguenza mediocre, il principale deterrente alla visione di “Donkey Xote”. Si nota infatti una smodata attenzione al riproporre stilemi già precedentemente mostrati, senza introdurre nulla di veramente innovativo e mirando ad un confronto impari con realtà certamente più rodate. Non giungendo ad un superamento del modello originale, il film di Pozo diviene a tutti gli effetti un sottoprodotto meno gustoso e, quindi, superfluo. Un’opera derivativa , talvolta persino noiosa, che riprende, senza la giusta carica eversiva, il tipico schema disneyano (il bene che trionfa, il male che soccombe, gli animali antropomorfi e l’utilizzo un po’ invasivo di canzoni piuttosto famose). Un lavoro tecnicamente notevole che si sgretola per una pressoché totale mancanza di audacia e per la ripetizione di cliché visti e rivisti. Per farla breve, un’occasione sprecata!



(di Sergio Grega )


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