DOMINO
 

domino recensione

 
Detto che amiamo Keira Knightley, imbrattata di sangue o qualunque sciocchezza le facciano dire o fare in scena riesce a brillare di luce propria, ci leviamo subito il batrace dalla gola. Domino, tolti gli evocativi titoli di testa, è una pura videoclip-story ad alto rischio di ridicolo e patinatura. L’apprendista Sposa (chi è? Studiate, prego) è una ragazza di buona famiglia con villona a Beverly Hills che non si accontenta di entrare nelle confraternite universitarie. Smanetta furibonda coi nun chaku, sfila come modella accapigliandosi con le colleghe, si annoia e vuole vivere a mille allora. Incontra un duo di cosiddetti garanti di cauzioni - ovvero gente con le palle che si occupa di riportare in galera fuggitivi – che l’accettano in squadra e via, di tirocinio. Comincia il guazzabuglio di flashback, situazioni rocambolesche, inseguimenti, appostamenti e intrighi  
 
con l’ausilio di pittoreschi personaggi comprimari e secondari (Lateesha, Lashindra e Lashandra: bastano i nomi!) cotti direttamente nel folcklore o sbollentati nel caldissimo immaginario della fauna suburbana. Qualche boss mafioso, qualche bieco mediatore, una buona azione da compiere lastricata d’infernali accadimenti, un rapace produttore di reality (Christopher Walken, sornione) figuri loschi e figure fosche, compresi  
un paio di attori di “Beverly Hills 90210” nella parte di loro stessi. La lista smargiassa vi ricorda qualcosa o qualcuno? Non assolviamo Toni Scott (che diresse la sceneggiatura di colui-che-scimmiotta ovvero Quentin Tarantino con “Una vita al massimo”) neppure quando scopriamo che il film è ispirato alla vicenda reale di Domino Harvey, “rrriot girl”, che divenne una cacciatrice di taglie, visse spericolata e morì in circostanze misteriose. Amnistiamo dal rumorosissimo clippone anche Mickey Rourke al quale tributiamo il ritorno in grande spolvero dopo “Sin City”: personaggio ruffiano/adorabile il suo, ma nessun altro avrebbe saputo fare meglio. Indulgiamo anche su Tom Wais: con quella faccia, va a finire che gli si perdona tutto. Il resto è rumore, troppo rumore, troppo tutto. Potrebbe piacere solo ai fan dei video superlusso, a chi non ha mai visto le prodezze di Beatrix Kiddo (chi è?! Studiate due volte!) e non ha mai incocciato in Tarantino e i suoi fratelli. Si sappia: la parentela, qui, è inesistente.


(di Daniela Losini )

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