Seven Sword ma troppo a ridosso del periodo hollywoodiano non gli era venuto un granchè bene), anche Hark torna a mostrare quel che è capace di fare, dipingendo un grande affresco
wuxia pian in cui si mescolano storia e leggenda, favola e tradizione, fantasia e grande avventura. Senza indugiare troppo su quella brodaglia pseudo Zen fatta di pugnali volanti, tigri e dragoni che tanto continua ad affascinare gli occidentali che si danno un tono mangiando sushi in ristoranti finto chic,
Detective Dee può vantare magistrali scene d'azione al servizio di una trama gialla perfettamente congegnata che nascosta tra duelli all'arma bianca tra samurai e ninja implacabili, rivela un inaspettato retrogusto classico alla Agatha Christie con tanto di mistero e assassino da pronosticare. Di contorno la Cina del 690 d.C., la dinastia Tang, la prima donna imperatrice, la costruzione di una faraonica statua del Buddha a dominare la capitale. Imprigionato 8 anni prima dalla stessa imperatrice,
Detective Dee (un fascinoso Andy Lau) verrà liberato per indagare su alcuni inspiegabili omicidi (la gente prende fuoco per autocombustione nel bel mezzo del giorno) che già stanno facendo tremare il palazzo, in un gioco intricato di congiure e sospetti, forze sovrannaturali e svariati nemici assetati di vendetta. Com'è nella “loro” migliore tradizione sarà una questione di sacrificio e onore, rispetto e lealtà, eroismi parossistici ma non pacchiani, romanticismi plateali senza apparire bugiardi. E ancora: scenografie sontuose, coreografie spettacolari, costumi regali, fuochi artificiali e piroette, magie e travestimenti degni di Lupin III, cambi di scena e colpi di scena affilati come una katana. Diamo pure il nostro più felice bentornato ad un altro maestro di Hong Kong (ormai manca solo Chow Yun-Fat).
(recensione di Mirko Nottoli)