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Nella Firenze del
1300 raccontata dal
Decamerone di Boccaccio,
a cui la pellicola
liberamente si ispira,
si intrecciano le
storie di un gruppo
di giovani alle prese
con le prime pene
amorose e i primi
sconvolgimenti ormonali.
Lorenzo de Lamberti
(Hayden Christensen),
giovane scanzonato
e ribelle, ama Pampinea
Anastagi (Mischa Burton)
ed è odiato
da Gerbino de la Ratta
(Tim Roth), che vuole
vederlo morto. Per
sfuggire alle grinfie
di Gerbino, Lorenzo
è costretto
a rifugiarsi in un
convento, dove delle
non tanto caste suore,
credendolo sordomuto,
usano le sue vigorose
grazie per scoprire
com’è
la “conoscenza
carnale”. Nel
frattempo Pampinea
rimane orfana di entrambi
i genitori a causa
della peste e, come
se non bastasse, Gerbino,
che ha delle mire
sulla sua bellezza
e sulla sua ricchezza,
vuole costringerla
a spo- |
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sarlo.
La giovane,
già
promessa
sposa
del
Conte
Dzerzhinsky
(Mattew
Rhys),
decide
di rifugiarsi
in convento,
dove
scopre
che
Lorenzo
“intrattiene”
tutte
le consorelle.
Accecata
dalla
gelosia,
Pampinea
si rifugia
nella
sua
villa
di campagna
dove
ha intenzione
di sposarsi
con
il Conte
russo.
Contemporaneamente,
gli
amici
di Pampinea,
Filomena
(Rosalind
Halstead),
Elissa
(Kate
Groombridge),
Dineo
(Chris
Egan)
e Ghino |
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(Ryan Cartwright),
insieme a
Tindaro (Craig
Parkinson),
un pittore
che si finge
prete, vengono
rapiti dai
briganti mentre
si stanno
recando alla
villa dei
Nastagi. Tra
duelli, baci
rubati, amori
e colpi di
scena il lieto
fine tanto
sospirato
c’è
e finalmente
ogni coppia
può
scoprire in
tranquillità
le gioie dell’amore.
Il film di
David Leland
ha dalla sua
un ottimo
cast, a cominciare
dal grande
Tim Roth e
dai giovani
e belli Hayden
Christensen
e Mischa Burton,
i suggestivi
paesaggi della
campagna toscana
e gli splendidi
costumi di
Roberto Cavalli:
ma tutto questo
glamour non
basta a fare
di “Decameron
Pie”
una pellicola
ben riuscita.
Il film è
in realtà
una rivisitazione
in chiave
moderna e
giovanilistica
del capolavoro
del ‘300
e sembra più
orientata
ad accattivarsi
le simpatie
del pubblico
adolescente
che non a
realizzare
un accurato
film in costume.
Le situazioni,
i costumi
modernizzati
e gli ammiccamenti
alla sfera
sessuale più
che fedeli
all’opera
del Boccaccio
sono debitori
di pellicole
per teen-ager
come “American
Pie”
(e in questo
senso il titolo
italiano è
molto calzante).
Da quando
Baz Luhrmann
ha rielaborato
il capolavoro
di Shakespeare
con “Romeo
+ Juliet”,
in molti hanno
tentato di
avvicinare
capisaldi
della letteratura
al pubblico
giovane e
anche “Decameron
Pie”
sembra seguire
il solco tracciato
dai precedenti
esperimenti.
Ma al contrario
del capolavoro
postmoderno
di Luhrmann,
il film di
Leland manca
di una sceneggiatura
solida –
il tutto si
risolve in
una serie
frammentaria
di gag a sfondo
sessuale a
volte di cattivo
gusto –
e di un talento
visivo in
grado di creare
una nuova
idea di film
in costume.
Anche l’uso
di musiche
moderne in
contrasto
con il mondo
del ‘300
non è
abbastanza
efficace e
certe scelte
risultano
totalmente
stonate. Gli
stessi attori
sembrano spaesati
e indecisi
se farsi trascinare
dallo stile
goliardico
della pellicola
o rimanere
legati a una
recitazione
più
sobria e adatta
a un film
in costume.
E’ curiosa,
per il pubblico
italiano,
la scelta
di scritturare
nel ruolo
delle suore
del convento
tutte attrici
nostrane:
a cominciare
dalla madre
superiora
che ha il
volto di Anna
Galiena, continuando
con Silvia
Colloca, Katy
Saunders,
Elisabetta
Canalis e
Chiara Gensini.
(di Valentina
Ariete )
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pie"! |
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