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recensione davanti agli occhi
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Strano e irrisolto connubio di film già visti "Davanti agli occhi" (il gioco di parole è quasi d'obbligo). Solo per citare i più evidenti buttiamo sul tavolo il titolo de "Il Sesto Senso" - più ampiamente, le tematiche care a Shyamalan anzi, sceglietene una irrisolta a caso - "The Others" e un pizzico di quei film anni ottanta stile "Analisi Finale" ma con surplus di intenzioni abortite e dilaniamenti dell'anima. Nei propositi del regista Vadim Perelman, sceneggiò il mortifero "La casa di sabbia e nebbia", albergano metaforiche alte ambizioni e concreti risultati mediocri. Uma Thurman è una donna adulta con una figlia folletto e un marito
professore di filosofia. Dopo essere sopravvissuta con l'amica del cuore (Eva Amurri) a una strage a scuola - la parte di lei da ragazzina è affidata a Evan Rachel Wood - cerca di riannodare i fili del trauma |
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subito. Un coetaneo col mitra irrompe nelle loro vite e i protagonisti rimangono appesi al tira e molla dell'imponderabile. Nei primi dieci minuti, si esaurisce l'unica vera scena di pathos di tutta la pellicola. Flashback, strani riverberi di coscienza, tuffi nel remoto onirico, quel che era e non è stato, appuntamenti mancati e un futuro prossimo che appare immaginato e allo stesso tempo impossibile. Come accennato all'inizio, |
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il film pare sempre sul punto di decollare e per i primi venti/trenta minuti l'equipaggio/pubblico collabora volonteroso. Allo scattare della certezza che la trama non sa realmente dove andare a parare, il soufflè narrativo crolla miseramente sgonfio e tronfio causa inamovibilità della narrazione.
La rilettura trita degli eventi rivisti col classico effetto a domino al momento del finale "a sorpresa" non è che la conferma ultima, dell'inadeguatezza dell'ordito. Soporifero e inutilmente sospirato.
(di Daniela Losini )
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