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curioso come george
recensione
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La vita di Hans Augusto
Reyersbach e di Margarete
Elizabeth Waldstein
(autori dei sette
libri di “Curious
George”) meriterebbe
un film, ricca com’è
di avvenimenti e avventura.
I due si incontrano
per la prima volta
quando lei è
ancora una bambina;
lui, dopo aver partecipato
alla prima guerra
mondiale, attraversa
il Rio delle Amazzoni
e va a lavorare a
Rio de Janeiro. Scopre
che anche Margarete
si è trasferita
in Brasile per fuggire
ai nazisti. Si sposano
e vanno a vivere a
Parigi. Poco prima
che le truppe hitleriane
invadano la città,
Hans e moglie (ebrei-tedeschi)
riescono fortunosamente
a fuggire: dapprima
Lisbona, poi Rio,
infine New York. Uno
dei motivi che spiega
lo straordinario successo
in tutto il mondo
del loro “Curious
George” (vendute
più di 30 milioni
di copie, in 17 lingue)
è che il protagonista
fa appello al desiderio,
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presente
in tutti
noi,
di trasgredire
alle
regole
per
soddisfare
la nostra
curiosità.
Tutte
le avventure
vertono
sulla
capacità
che
ha il
simpaticissimo
animale
di cacciarsi
nei
guai
grazie
a questa
sua
caratteristica.
Il film
purtroppo
deluderà
quanti
conoscono
già
il personaggio.
La sceneggiatura
pare
più
interessarsi
a Ted,
l’Uomo
con
il Cappello
Giallo
(l’amico
dell’accattivante
scimmietta),
che
a George:
le |
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vicende di
questo sembrano
fare da contorno
alle avventure-disavventure
dell’Uomo
(per cui neanche
il titolo
del film appare
giustificato).
Il centro
della trama
è infatti
il tentativo
di Ted di
salvare il
Museo in cui
lavora cercando
un gigantesco
idolo: George
si limita
ad essergli
vicino combinando
qualche guaio,
e così
la storia
non va avanti
per l’insaziabile
curiosità
della scimmia
(come avveniva
invece nei
libri). Ed
è un
peccato: George
è veramente
amabile e
quando appare
il film prende
visibilmente
quota (si
nota la particolare
cura prestata
al suo disegno,
anche perché
non parla:
“è
il sogno di
ogni animatore
–nota
il regista-
creare la
mimica di
un personaggio
senza avere
il supporto
del dialogo…
avendo solamente
la matita
e le espressioni
per trasmettere
il senso della
scena”).
“Curioso
come George”
ha il pregio
che, a differenza
di altri cartoons,
non fa sermoni
al pubblico
e al contempo
non soccombe
a una stucchevole
dolcezza.
Lodevole anche
che si rimanga
fedele alla
grafica dei
libri, con
i tipici colori
vivaci e le
forme affascinanti
degli anni
Quaranta,
e che si sia
deciso per
l‘animazione
tradizionale
2-D (Dyck
Van Dyke,
che nell‘edizione
originale
doppia il
responsabile
senior del
Museo, ha
dichiarato:
“questo
film mi ricorda
i classici
d‘animazione,
e sono molto
contento che
la vera animazione
esista ancora;
è impossibile
uguagliare
le emozioni
che riesce
a dare”).
Le cose migliori
sono l’inizio
(mostra George
nella giungla
alle prese
con altri
animali: qui
sembra veramente
di respirare
l’atmosfera
magica di
“Biancaneve”
o di “Bambi”),
e la gag dell’appartamento
verniciato:
il resto appare
come una discreta
avventura
animata come
se ne vedono
tante nei
vari canali
televisivi.
Nulla più.
La prova che
“Curioso
come George”
non sia pienamente
riuscito è
il confronto
tra i suoi
incassi e
quelli di
“L’Era
Glaciale 2”
negli Usa:
nel weekend
di uscita,
il primo ha
incassato
meno di 5
milioni di
dollari, il
secondo più
di 68! Il
film è
prodotto da
Ron Howard
(che ha diretto,
tra l’altro,
“Apollo
13”
“Grinch”
“A beautiful
mind”
“Il
Codice da
Vinci”)
e alla regia
vede Matthew
O’Callaghan
(che ha lavorato
alla Disney
come regista
per “Topolino
strepitoso
Natale”
e come animatore
supervisore
per “La
Sirenetta”).
(di Leo
Pellegrini
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come George"! |
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