CON GLI OCCHI DELL'ASSASSINO - RECENSIONE
 
locandina con gli occhi dell'assassino
Locandina "Con gli occhi dell'assassino"

recensione

 
È difficile non provare almeno un brivido di paura, un sussulto, quando si ha di fronte un nemico sconosciuto e invisibile, di cui si è costretti a fidarsi: tanto come personaggio, quanto come pubblico. Eviteremo considerazioni sul titolo italiano, un disastro di discrezione – è pur vero che ogni spettatore navigato, alla fine di un horror, spesso dice “lo sapevo ch’era lui!”. Gli occhi (malati) di Giulia, traduzione letterale dall’originale spagnolo, sono quegli occhi attraverso cui (non) vediamo scorrere la storia, rocambolesca indagine che la donna conduce per far luce sulla morte della gemella suicida, in apparenza. Per questo motivo, sentiamo salire e reggere la tensione, nonostante la durata si avvicini alle 2 ore. Se nella prima ora, infatti, la tensione equivale al mistero ed è generata da quello che non sappiamo, dal minuto 63 in poi  
 
domina la suspense, creata invece da quello che sappiamo: la possibile fine infelice che aspetta Giulia. Hitchcock avrebbe gradito questa pellicola, che non brilla per l’originalità del soggetto ma si fa notare per la realizzazione tecnica e per la costruzione della trama, due anelli legati saldamente. I movimenti di macchina fluidi sembrano fatti apposta per permettere allo sguardo di vagare e ispezionare gli ambienti,   recensione con gli occhi dell'assassino

cercando ogni volta qualche particolare determinante; il gioco delle inquadrature, poi, è molto accurato e acuto: perché, se Giulia non può vedere il volto di un personaggio, dovremmo avere noi questo privilegio? Il finale: un peccato che le paure e le angosce dell'uomo appaiano spesso scontate, sullo schermo: se, in questo caso, si fosse mostrato qualcosa di più e detto qualcosa di meno…


(recensione di Paolo Ottomano)


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