COME LE FORMICHE WINE AND KISSES
 

recensione come le formiche

 
L’estate è giunta e le case di produzione/distribuzione debbono liberare il magazzino per rifornirsi delle uscite settembrine: i tempi son buoni dunque, per far uscire il secondo film di Ilaria Borrelli. Dopo “Mariti in affitto” con la Cucinotta che andava a riprendersi il marito fedifrago a New YorK, la melensa versione nostrana e alleggerita di “Un’ottima annata” di Ridley Scott col convinto Crowe. Cast e location internazionali in controffensiva che fanno tanto new hollywood e che dovrebbero sostituire quel respiro di villaggio globale e smalto che spesso manca al nostro cinema. Due sorelle agli antipodi: Sveva (Galatea Ranzi, ombre regali sul viso) si tiene sulle spalle tutto il peso del possibile insuccesso dell’azienda vinicola di famiglia dopo la morte della madre; Desi (Patrizia Pellegrino che fa la svampitona ma nella vita reale è anche  
 
produttrice della pellicola) fa i conti con le proprie aspettative fallite dopo alcune delusioni personali e lavorative. Bilancia silenzioso la situazione il padre, scontroso e ostile ai cambiamenti (F. Murray Abraham), faccia piegata al rictus della solennità televisiva. Da una parte la fazione che vorrebbe disfarsi della tenuta e dall’altra la forza della resistenza agli eventi controversi che temprano il carattere di chi lot-  
ta. In mezzo, la piccola Adina che guarda al mondo degli adulti con lo stupore di chi afferra ma non comprende. Sapor d’uve amarognole di fonte agli impedimenti della vita, sapor di novello frizzante alla riscoperta dei legami di sangue e affetto, sapor di vino anonimo in chiusa definitiva. Strana commistione di fotografia patinata, dialoghi da sitcom, freschezze da film d’evasione e volti da incantesimi catodici.

(recensione di Daniela Losini )


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