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recensione come dio comanda
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Dopo l'ottima collaborazione in "Io non ho paura", Gabriele Salvatores rinnova il sodalizio con Niccolò Ammaniti trasportando sullo schermo il romanzo "Come Dio comanda". Una scelta doppiamente coraggiosa, innanzitutto per le tematiche non propriamente semplici affrontate dallo scrittore romano e in secondo luogo per i molteplici snodi narrativi del libro. In questo caso muta però anche il metodo di approccio alla materia letteraria. Se, nel suo precedente film, il regista aveva optato per una resa piuttosto fedele degli avvenimenti narrati all'interno del racconto, "Come Dio comanda" presenta numerosi elementi differenti rispetto alla fonte originale. Una decisione dovuta sia alla necessità di snellire un plot piuttosto intricato, sia alla volontà di porre al centro della storia il rapporto padre - figlio. I veri protago- |
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nisti della vicenda sono infatti Rino (Filippo Timi) e Cristiano Zena (Alvaro Caleca, qui alla sua prima interpretazione), due figure solitarie e borderline. Il loro è un vincolo d'amore tragico e oscuro fondato sulla violenza e sull'autodifesa dal mondo esterno (perpetrata anche attraverso l'ausilio di un'arma da fuoco). Chiude il cerchio Quattro Formaggi (Elio Germano), un ex collega di Rino diventato mezzo folle in seguito ad un |
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incidente sul lavoro e con l'ossessione per i presepi e per un film a luci rosse. Questi tre personaggi, legati da un profondo legame, vedranno le loro esistenze mutare in seguito ad una tragica notte piovosa. Ed è proprio nell'espletazione del lungo piano sequenza notturno che si ha l'apice di una pellicola che talvolta emoziona ma non soddisfa completamente. Infatti pur tratteggiando puntigliosamente l'anima nera dei suoi protagonisti, Salvatores si lascia un po' prendere la mano e in alcuni punti sbanda. La musica sia diegetica che extradiegetica risulta alla lunga invasiva ed estenuante, lo svolgersi dei fatti discontinuo (forse anche per un eccessivo alleggerimento del romanzo) e il finale sin troppo consolatorio. Il film si salva in virtù dell'ottima performance degli attori e di una regia tecnicamente notevole alla quale si accompagna una perfetta resa degli ambienti (vanno altresì segnalati alcuni attimi di cinema veramente meritevoli). "Come Dio comanda" è però un inequivocabile passo indietro rispetto a "Io non ho paura" e un'opera non imprescindibile all'interno della filmografia del regista.
(di Sergio Grega )
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