COLPO DI FULMINE
 
locandina colpo di fulmine

recensione colpo di fulmine

 
Il genio della truffa, i signori della truffa, il mago della truffa, quanti film hanno la parola truffa nel titolo? Brutto segno quando si lancia un film presentandolo come la nuova commedia di Jim Carrey nei panni dell'ennesimo lestofante burlone, sviando dalla vera tematica che ne sta alla base, cioè quella omosessuale, segno di tempi retrogradi, oscurantisti e censorei quali i nostri tempi sono (chissà, magari anche alla Lucky Red ci sono state le elezioni e ha vinto uno della lega!). Il titolo originale era infatti "I love you Phillip Morris", trasformatosi da noi in un qualunquistico Colpo di fulmine con l'ancora più qualunquistico Il genio della truffa come sottotitolo. Perché il film di Glen Ficarra (da non confondere con Ficarra e Picone) e John Requa, duo di sceneggiatori ora passati alla regia, assomiglia molto più a Prova a prendermi  
 
che a Dick e Jane operazione furto, tanto per intenderci, più dramma umano che blockbuster demenziale. Tragicommedia divertente e abile nel disattendere sistematicamente ogni aspettativa che ha preventivamente creato grazie ad azzeccati e acuti misunderstanding, ma che sa anche riservare toccanti e drammatici risvolti sentimentali, con un finale tutt'altro che happy, riuscendo nonostante questo a mante-   recensione colpo di fulmine
nere un mirabile equilibrio tra realtà e follia. Come Prova a prendermi è tratto da una storia realmente accaduta (e che ancora accade, merito dell'amico George W.). Come il protagonista di Prova a prendermi, lo Steven Russel di Colpo di fulmine è un personaggio tanto ingegnoso quanto dolorosamente solo, abbandonato dalla mamma in tenera età, che inganna tutto e tutti perché alla disperata ricerca di sé stesso, di approvazione e accettazione altrui. Ma attenzione, il dramma di Steven non è semplicemente il dramma dell'emarginato gay, la sua è un'emarginazione più profonda, aprioristica, una condizione esistenziale in cui l'essere omosessuale acuisce il problema ma non lo determina. Nemmeno l'amore per il dolce e ingenuo Phillip Morris riuscirà a salvarlo. Ma farà tutto per lui. Mattatore unico e indiscusso il solito Jim Carrey che con la divisa da poliziotto o in un'aula di tribunale, con quel taglio di capelli e quel sorriso da orecchio a orecchio stampato in faccia non lo si può proprio più vedere. Meglio il timido Ewan McGregor: pur dovendo ancora capire che piega dare alla propria carriera, qui ci regala un'interpretazione eterea, fragile e struggente come la corsa impavida attraverso il temuto cortile della prigione (luogo non raccomandato alle checche bionde) per salutare appeso alla recinzione il grande amore della vita.

(di Mirko Nottoli )


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