CIRKUS COLUMBIA - RECENSIONE
 
locandina cirkus columbia
Locandina "cirkus columbia"

cirkus columbia - recensione

 
Jugoslavia, 1991. Dopo la caduta del comunismo Divko Buntic (Miki Manojlovic, conosciuto per i numerosi lavori con Emir Kusturica) ritorna nel proprio paese d’origine dopo vent’anni d’esilio in Germania, con una giovane ed affascinante amante, Azra, con un gatto portafortuna Bonnie e con le tasche piene di soldi. Grazie all’amicizia del sindaco sfratta dalla sua casa l’ex moglie (Mira Furlan, la Danielle Rousseau di Lost) e il giovane figlio Martin. Divko cercherà in qualche modo di riallacciare i rapporti con un figlio che non ha mai visto, nonostante i suoi modi burberi e l’apparente odio dell’ex moglie. Quando però il gatto Bonnie, una notte, scompare, tutto il mondo di Divko inizia a vacillare. Nel frattempo la guerra serbo- bosniaca è alle porte ed in una notte tante cose cambieranno. Danis Tanovic ritorna a parlare dei conflitti nei  
 
balcani (dopo il buon esordio nel 2001 con No Man's Land ) e volutamente ci racconta la storia di più personaggi in un periodo precedente alla guerra. E lo fa attraverso un racconto familiare, ma senza mai veramente scavare fino in fondo gli animi umani. Il racconto sembra non prendere mai il lancio verso qualche precisa tematica, quasi come se si trattenesse dal raccontarci qualcosa di più profondo. Eppure i temi ci sono, ma non   recensione cirkus columbia

vengono sfruttati al massimo. Sarà anche la scelta di non utilizzare nessuna colonna sonora a rendere le atmosfere più asettiche. Amore e guerra: la guerra che muove le vicende umane, che ne dirige il corso e ne cambia le direzioni e poi l'amore, di una madre e di un padre verso un figlio, di un uomo verso il proprio gatto, di Martin verso Azra; l'amore che come una giostra, fa giri immensi e poi ritorna, nonostante le bombe sulla città e nonostante gli anni di contrasti e silenzi. Un film insomma che si presta bene, grazie anche all'omonimo romanzo di Ivica Dikic dal quale è ispirato, ma che manca di quell'energia e di quella direzionalità che porterebbe il pubblico a qualcosa di più concreto.


(recensione di Rossana Pia Morrone )


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