non si vede l’ora che lo psicopatico cominci la mattanza e ci liberi dal male. Purtroppo lui (la versione brutta di Gabriel Garko) non è molto più simpatico delle vittime per cui non si sa neppure per chi tifare. Roncola in pugno, bim bum bam e stecchisce tutti quanti, chissà perché poi considerato che lo scopo è quello di rapire la biondina Brittany Snow (una specie di Britney Spears ancora più insulsa) per averla

finalmente tutta per sé. Il tifo lo si potrebbe fare per il detective di colore che doppiato da Luca Ward stride praticamente con l’universo intero. Cliché ambulante, è lui il vero genio della pellicola: il killer è quasi pelato eppure dirama un identikit di alcuni anni prima in cui appare con capelli lunghi e barba. Praticamente irriconoscibile. A patto di non essere bloccati a letto in un pomeriggio qualsiasi infrasettimanale mentre passa in tv sull’unica rete che siete riusciti a sintonizzare, motivi per vedere Che la fine abbia inizio non ve ne sono. Per quanto ci riguarda qui chiudiamo visto che i dieci minuti spesi per parlare di questo film sono dieci minuti di troppo.