CASH
 
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recensione cash

 
Se fosse un film americano sarebbe senz'altro "Ocean's fourteen". Gli ingredienti di "Cash", nuova pellicola di Eric Besnard, regista-sceneggiatore che torna al lungometraggio dieci anni dopo "Le Sourire du Clown" (1997), non sono dissimili da quelli sapientemente dosati da Steven Soderbergh nella sua fortunata saga. Progetti di colpi multimilionari, diamanti da trafugare, ladri che rubano ad altri ladri, poliziotti che si fingono ladri per fare carriera in polizia, ma che poi, un po' ladri lo sono per davvero. E poi hotel di lusso, donne bellissime elegantissime furbissime che prima ti amano, poi ti fregano, poi ti riamano, poi ti fregano di nuovo e alla fine diventano tue complici per fregare qualcun altro. Quello che nel poker è il pollo da spennare: il giocatore che si crede più astuto, più in gamba degli altri e viene invece preso di mira da qualche  
 
giocatore più furbo di lui. Insomma niente di nuovo. Il film di Besnard, per carità, è ben raccontato, anche se la tavolozza del direttore della fotografia, Gilles Henry, è meno ricca e scoppiettante di quella di Soderbergh. Qualche cenno sulla trama, intricata al limite dell'irraccontabilità (e, a tratti, dell'incomprensibilità). L'ispettrice dell'Europol Julia Molina (una brava e affascinante Valeria   recensione cash
Golino) è sulle tracce di Cash (il bravo attore Jean Dujardin, poco conosciuto al pubblico italiano). Lo spia e lo intercetta per mesi per poter aspirare alla poltrona del suo capo dipartimento. Alla fine i due litiganti si alleano (o fingono di farlo) per incastrare un pesce più grosso: il camaleontico e leggendario Maxime (interpretato da un Jean Reno, che svolge bene il suo compito senza troppi coup de genie). Ma per catturarlo devono farsi suoi complici in un colpo da 12 milioni di euro: rubare diamanti non registrati al pollo di turno, ospite di un paradisiaco hotel a Montecarlo. Chi sta con chi? Chi è il nemico, chi il complice? La figlia di Maxime, Garance ( la Alice Taglioni di "Una top model nel mio letto" di Francis Veber), a dispetto del suo nome, cambia faccia almeno quattro o cinque volte. La penna di pollo - una specie di Tapiro d'oro a la "Striscia la notizia" destinato al più grullo di tutti - passa di mano in mano: tutti sono potenziali truffatori o truffati. Alla fine, in questo turbine di doppi, tripli e quadrupli giochi, bluff e contro-bluff, tutto suona un po' prevedibile. Perfino la colonna sonora sembra già ascoltata. Nessuno stupore che la girandola di colpi di scena offerti dai 100 minuti della pellicola, lasci ogni tanto affiorare il pericolo di un colpo di sonno.

(di Daniele Piccini)


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