REC
 

recensione rec

 
E' la terza volta che il regista indipendente Balaguerò frequenta la Mostra del Cinema di Venezia. Autore dell'interessante "Darkness" stavolta ha unito le forze assieme al collega Paco Plaza per un horror atipico e tutto sommato coinvolgente. La vicenda, che fin dai primi fotogrammi rivela la sua natura di film-verità, racconta la storia di una giornalista di una tv locale, presentatrice di un reality show dall'improbabile titolo "Muentres ested duerme" (letteralmente "Mentre stai dormendo") che, assieme al suo Cameraman, filma in diretta una Giornata lavorativa di alcuni vigili del fuoco. Indisponente e pronta a tutto pur di arrivare al grande Scoop della sua carriera, la donna verrà tuttavia coinvolta (è il prezzo da pagare per il successo, ammicca ironicamente il regista) in un vortice di follia e mostruo-  
 
sità durante e dopo uno Stato d'Allarme di inaudita gravità, costretta come gli inquilini del condominio dove si svolge il dramma a (soprav)vivere in una forzata Quarantena. L'ironia di Balaguerò che implode nelle prime immagini ricorda a tratti l'invettiva alla tv trash di Almodovar ("Kika"), ben presto però la brusca impennata verso L'Orrore Quotidiano e Domestico sfocia in uno splatter-gore girato in  
blanda economia ma non certo privo di meriti. La stessa iconoclastia che si abbatte sul film (montaggio serratissimo, rumori di fondo, urla strazianti, indiretto riferimento agli snuff-movies) coinvolge lo spettatore più di quanto si pensi: soprattutto se facciamo riferimento alle Tragedie familiari di Casa Nostra, dove il senso dell'Orrore è generato proprio dall'incolumità del Sacrario Domestico. Molto efficaci in questo senso, e proprio per questo più raccapriccianti dei colpi di scena tipici del genere, le interviste degli inquilini svegliati di notte dalle urla strazianti e dal dramma che si perpetua davanti ai loro occhi: sono tipologie (la madre ansiosa, la bambina "malata" e inquietante, gli anziani coniugi) che ridestano ancor di più il sonno letale delle nostre profonde inquietudini contemporanee. Lo schema del film, nel tentativo forse scontato di rivestire l'Orrore della paura ancestrale creata dal Nostro Inconscio attraverso gli elementi più abusati, ricorda "The Blair Witch Project", tuttavia riesce ad essere abbastanza personale: sia come Invettiva di una tv-Verità che per l'Audience affronta ogni possibile Oltraggio visivo della Realtà (cfr. la mistificazione del Vero perpetuato attraverso il probabile e coraggioso Sacrificio della troupe coinvolta), sia per la capacità dei registi di affrontare un Tema che fa perno sulla condizione dello spettatore, coinvolto per varie ragioni in un vero rito Sabbatico da cui reclama inutilmente una via d'uscita (come del resto i protagonisti del film). E' per questo che la macabra ironia del film trova il suo Zenith in un finale da Sequel Americano, con ovvio e sarcastico riferimento a una convenzionalità di genere che non potrà finire mai, grazie anche al supporto (si suppone) del gradimento degli spettatori. E al fiuto di certi produttori, ovviamente.

(recensione di Luca D'Antiga )

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