BROTHERS
 
locandina Brothers

recensione Brothers

 
I rapporti tra fratelli spesso non sono semplici, perché non sempre il legame di sangue riesce a unire fino in fondo, a mettere da parte le differenze, a privilegiare il vincolo fraterno per rinunciare al sentimento verso chi è l'oggetto del proprio amore. Si può provare attrazione per qualcuno che non potrà mai appartenerti perché è la moglie di tuo fratello? O si può odiare quest'ultimo perché pensi che lui possa mettere il tuo matrimonio in pericolo? Dove finisce l'amore per una donna, non comincia affatto l'affetto per un parente, e le strade dei sentimenti non sono così rigidamente divise e separate come vorrebbe la ragione: il cuore, invece, intreccia i percorsi della vita, ingarbugliandoli maledettamente, e spesso una scelta può portare comunque a una meta sbagliata e piena di sofferenze. Sam Cahill è un soldato di  
 
professione, apprezzato dai colleghi e stimato dal padre, a sua volta militare ed ex combattente in Vietnam. Sam è sempre stato un modello nella vita, ragazzo bello e sveglio, studente ideale a scuola, e sua moglie Grace è fantastica, perché gli ha regalato due bambine graziose e perché ha il viso di una bellissima Natalie Portman. Poi c'è il resto della famiglia, costantemente vicina e affettuosa, nonostante qualche caro abbia già   recensione Brothers
lasciato questa vita. E infine arriva Tommy, il fratello cattivo di Sam, la sua brutta copia. È uscito di prigione, ha avuto problemi con l'alcol, il suo passato è fatto di fallimenti e di gesti di rivolta verso il mondo, e i tatuaggi sul corpo sono le cicatrici delle sue sventure. Sam riaccoglie in famiglia Tommy, perché lui è comunque il fratello, benché tra loro le differenze siano più evidenti delle somiglianze, ma il sangue è sempre lo stesso, e Sam questo non lo dimentica. Ad un certo momento Sam parte per l'ennesima missione in Afghanistan, ma il suo elicottero cade e lui viene dato per morto. Dall'altra parte del mondo (già, proprio così.) la famiglia di Sam è distrutta e Grace è sconvolta. Qui c'è il punto di svolta: Tommy sembra quasi redimersi e si avvicina alle bambine (le sue nipotine) e soprattutto a Grace, con cui involontariamente si lega senza che lei non riesca a non contraccambiare. Gradualmente la vita va avanti, e qualcuno cerca una persona a cui appoggiarsi, qualcuno da amare. E Grace si avvicina sempre più a Tommy, che sembra riscoprire una seconda vita, fatta di redenzione e di tenerezza. È giusto questo comportamento quando un altro uomo è morto? Quando un padre e un marito non ci sono più? Quando un fratello se n'è andato per sempre? Ma Sam non è morto, è stato fatto prigioniero dai talebani e prima di essere liberato vive un'esperienza traumatica, terribile, che solo ad una drammatica condizione gli restituisce la libertà e la possibilità di rivedere la propria famiglia. Ma quello che deve pagare è un prezzo altissimo. E quale famiglia si ritroverà poi a casa, in America? Ecco, il film si gioca tutto su questi sentimenti, mai troppo enfatizzati ma nemmeno simulati. Perché, alla fine, un trauma da guerra segna per tutta la vita. E perché comunque, qualunque cosa succeda, tua moglie è bellissima e ti ama, e ti aspetta a casa. Perché ci sono le bambine, le tue figlie. Ma c'è anche tuo fratello. E c'è ancora la guerra, rimasta dentro l'animo, nell'abisso più recondito della psiche, un'esperienza atroce che qualcosa ha cambiato, inevitabilmente. Si può dividere tutto questo in modo netto? Si possono separare affetti, amore, paure e sensi di colpa, uccisioni e solidarietà come se non appartenessero tutti allo stesso animo umano, è possibile? Il film non vuole dare delle risposte perché non esiste una soluzione a tali interrogativi. Il resto è dato dalle belle interpretazioni di Tobey Maguire, il capitano Sam Cahill, e di Jake Gyllenhaal, il ribelle e inquieto Tommy Cahill, che incarnano con sincera spontaneità e con icastica naturalezza l'evoluzione delle personalità dei loro personaggi, fino al finale drammatico quanto commovente. Non c'è una conclusione, probabilmente non è necessaria. C'è solo la Storia, con la esse maiuscola, che entra prepotentemente nelle vicende degli individui e delle famiglie, sconvolgendone le esistenze, senza possibilità di compromessi, con il suo carico di dolore e di morte. No, questo non è proprio umano. È solo l'orrore della guerra, ed è certo.

(di Michele Canalini)


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