BRATZ
 
locandina bratz

recensione: bratz

 
C’erano una volta alcuni film e cartoni dal travolgente successo ai botteghini mondiali; subito, allora, il loro merchandising invadeva prepotentemente il mercato. Oramai i tempi sono maturi, o per meglio dire immaturi, affinché avvenga l’esatto contrario. Ecco così che, per la gioia delle loro piccole fan, le bambole Bratz divengono delle acerbe pupe in carne ed ossa. Potenza del cinema! Neanche Barbie aveva mai osato tanto, concedendosi delle parentesi nel mondo della celluloide solo in ruoli da Raperonzolo e affini; ma, pur sempre in lungometraggi d’animazione. Yasmin, Jade, Sasha e Cloe ovvero le Bratz, le lolite più à la page del mondo. Se volessimo essere concisi, la trama del film si esaurisce qui: semplicemente nel loro essere carine, sportive, figlie modello, ragazze abituate a vincere  
 
(ovviamente con lealtà!) e, soprattutto, fanciulle vestite all’ultima moda. Naturalmente, come le Spice Girls insegnano, ognuna di loro ha una propria personalità ed un peculiare talento creativo. Per questi loro attributi, potrebbero perfino essere le figlie delle eroine di Sex and the city. E perché no? Anche anagraficamente parlando, il binomio è fattibile. Tuttavia, questa sorta di “piccole donne” del XXI secolo devono   recensione bratz
vedersela con un’età ingrata come la pubertà e con l’ingresso nella prestigiosa Carry Nation High School, tenuta sotto scacco dalla perfida rappresentante degli studenti Meredith Baxter Dimly. L’amicizia del mitico quartetto femminile inizia a sfaldarsi, nel momento in cui ciascuna di loro aderisce ad un diverso gruppo sociale: Sasha diventa una ragazza pon pon, Jade è accettata come membro del club di scienze e Cloe entra a far parte di una squadra di calcio. Ma, il distacco non si protrarrà a lungo. Una volta ritrovatesi e giuratesi eterna fedeltà al grido di “Bratz Power!”, la loro missione sarà quella far apprezzare ai loro compagni di scuola le diversità. Difatti, mica si può essere tutti uguali. L’opera di Sean McNamara è un ibrido technicolor fra un chiassoso cartone animato e un serial televisivo per teenager sulla scia di High School Musical e Hannah Montana; il tutto farcito con la buona parabola dell’essere solamente se stessi. Del resto, il regista non solo è un veterano di film per ragazzi, ma può addirittura vantarsi di aver intuito per primo il potenziale che si celava dietro attori emergenti come Shia Lebouf, Jessica Alba e Hilary Duff. In Bratz il cast è costituito da giovani sconosciute, selezionate fra mille provini gremiti da ragazzine pronte a tutto pur di entrare nei panni- super modaioli!- delle loro bambole preferite. Stendiamo, invece, un velo pietoso sulla partecipazione straordinaria di una grande star come Jon Voight, adagiatosi ormai da troppo tempo su ruoli di poco conto in film di cassetta. Unica cosa a cui prestare attenzione durante la proiezione? Il guardaroba, naturalmente!



(di Maria Cristina Caponi )


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