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Arriva sugli schermi
del Cinema, e diciamolo:
come un ciclone impetuoso
e inesorabile, Borat
(Sacha Baron Cohen),
reporter del Kazakistan,
in viaggio per gli
Stati Uniti. La storia
narra appunto l’operato
del reporter Borat
(personaggio riportato
sui grandi schermi,
ma già protagonista
di esilaranti sketch
nel programma televisivo
di Cohen “Da
Ali G Show”),
durante il suo straordinario
viaggio negli USA,
a bordo di una curiosa
e vecchia macchina,
in compagnia di un
altrettanto curioso
compagno di viaggio
Azamat Bagatov (K.
Davitian) che spaccia
come produttore. La
coppia percorre il
viaggio tra gag assurde
e grottesche. Borat,
spacciandosi come
incaricato di un reportage
per conto del governo
del Kazakistan, giustifica
così il possesso
della telecamera come
strumento di lavoro,
ed intraprende vere
e proprie |
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azioni
di messa
a nudo
della
cultura
americana,
legata
a pregiudizi
e a
forme
di razzismo
esplicite
ed implicite
molto
ben
mascherate,
per
svelare
le vere
attitudini
degli
americani
nella
sfera
politica
e sociale.
Naturalmente
tutto
si svolge
sotto
una
forma
di mistificatorio
politically-uncorrect.
Borat
si finge
razzista,
antisemita,
ossessionato
dal
sesso,
misogino,
provocando
i presenti,
realizzando
situazioni
che
continua- |
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mente sfociano
nell’assurdo.
Nel momento
in cui il
giullare-giornalista
canta un inno
kazako, inventando
di sana pianta
le parole,
sulla forma
musicale dell’inno
statunitense,
si arriva
all’apice
della comicità
fantastica
nella sua
eclatante
forma provocatoria
del messaggio
politico e
sociale. Anche
il colpo di
fulmine che
Borat ha per
Pamela Anderson
(che per caso
vede in un
programma
televisivo)
e che lo porta
ad andare
in California
per incontrare
questa donna
e sposarla,
travalica
ogni regola
di comicità
consacrata
ad una spettacolarizzazione
indiscussa.
Il film, diretto
da Larry Charles,
conosciuto
nell’ambito
dei serial
televisivi
per “Seinfeld”
e “Curb
your enthusiasman”,
strutturalmente
ripropone
nel suo insieme
la comicità
delle gag
televisive.
Tuttavia,
presentandosi
come un lavoro
cinematografico,
non è
da sottovalutare
il lavoro
fatto sul
montaggio
ad incastro
e parallelo,
che media
alla perfezione
un tipo di
comicità
grottesca
ed irriverente
che ribalta,
in un certo
senso e non
senza arguzia,
la sfera drammatica
dei contenuti,
usando i medesimi
ingredienti
formali in
funzione demistificatoria.
Non per niente
il film è
stato presentato
al Festival
di Toronto,
dove si è
rivelato l’evento
più
atteso della
festa, con
un successo
strepitoso,
con grandi
risate fino
alle lacrime
che hanno
riempito gli
occhi dei
presenti.
Nel complesso
è un
film da non
perdere. Contateci,
divertimento
assicurato!!
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
)
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recensione del
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