|
|
|
|
recensione billo il grand dakhaar
|
|
Primo film nato da una coproduzione italo – senegalese, “Billo – Il grand Dakhaar” è il classico piccolo prodotto indipendente destinato ad una dura lotta per assicurarsi una distribuzione consona al tema trattato. La pellicola si sofferma infatti sulla difficile integrazione di Thierno Thiam, un ragazzo senegalese, diplomatosi come sarto, che decide di abbandonare l’Africa con la speranza di sfondare in Italia nel campo della moda. Costretto a svolgere lavori umili e, successivamente, accusato di terrorismo per uno scambio di persona, Thierno (o Billo, come lo chiamano gli italiani) riuscirà a coronare il suo sogno e si troverà a dover scegliere tra l’amore per Laura e quello per la cugina Fatou. E così, aderendo agli stilemi della commedia, Laura Muscardin (autrice di documentari e regista di “Giorni”, un film straziante incentrato |
|
|
|
sulla figura di un sieropositivo) affronta una questione molto delicata assumendo un punto di vista diverso da quello che ci saremmo aspettati. Abbandonata la visione tipicamente eurocentrica, tutti gli avvenimenti vengono infatti veicolati in ottica africana, con una rappresentazione del Senegal molto lontana dai classici stereotipi ai quali siamo abituati (Dakar sembra molto più accogliente e ospita- |
|
|
|
le della fredda Roma). “Billo” è un’opera sulla tolleranza e sulla bipartizione alla quale è soggetto un individuo costretto ad abbandonare il suo luogo d’origine. Le due mogli (quella italiana e quella senegalese) rappresentano difatti la doppia anima di Thierno, incapace di rinunciare completamente alle tradizioni della sua cultura, ma al contempo quasi pronto ad accogliere lo stile di vita occidentale. Grazie ad un ritmo sostenuto e ad un plot coinvolgente, il film riesce nel suo intento di divertire e simultaneamente far riflettere, non scadendo quasi mai nel patetismo, nonostante una serie di figure troppo simili a macchiette (il compagno di carcere di Billo, il padre di Laura, il fratello omosessuale…). L’aspetto produttivo di quest’opera merita poi un discorso a parte. Girato con un budget limitatissimo, “Billo” rientra nel progetto “The coprdoucers”, un sistema rivoluzionario in base al quale i partecipanti al film lavorano gratuitamente diventando proprietari di una quota dei diritti di sfruttamento economico della pellicola. Un modo ingegnoso per sottrarsi ai circuiti produttivi ufficiali che si può considerare tutto sommato consigliabile, pur con gli inevitabili difetti imputabili alla mancanza di mezzi (ovvero un certo schematismo nella storia e una visione talvolta troppo semplicistica delle situazioni). Da segnalare, in chiusura, il coinvolgimento diretto di Youssou N’Dour, non solo in qualità di musicista bensì anche come produttore ( e autore di “Borom Gaal”, rifacimento del “Barcarolo romano” di Romolo Balzani).
(di Sergio Grega )
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "billo il grand dakhaar"! |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2008.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|