BEASTLY - RECENSIONE
 
locandina Beastly
Locandina "Beastly"

Beastly - recensione

 
Kyle (Alex Pettyfer), bel diciassettenne viziato e superficiale incredibilmente popolare nel liceo che frequenta, finisce vittima di un incantesimo lanciatole dall’umiliata compagna di classe Kendra (Mary-Kate Olsen), la quale, presumibilmente strega, lo trasforma in un orribile mostro facendo rispecchiare nell’aspetto esteriore il suo disprezzabile modo di essere; condannandolo in eterno a non riavere più il suo vero volto se, entro un anno, non dovesse riuscire a trovare una donna che s’innamori di lui. Tratto da Beastly, romanzo per ragazzi di Alex Flynn che, evidentemente ispirato all’ultra-classico La bella e la bestia, intende spingere a guardare al di là delle false apparenze al fine di scoprire la vera bellezza interiore, è da qui che prende il via il secondo lungometraggio diretto da Daniel Barnz, regista del "Phoebe in wonderland"  
 
presentato nel 2008 al Sundance Film Festival, prima di tirare in ballo il personaggio della sempre ignorata Lindy (Vanessa Hudgens), la quale si trova improvvisamente ad essere corteggiata dal protagonista. Quindi, ciò che ci si aspetta sono situazioni altamente romantiche ed in grado di scaldare in maniera efficace il cuore dello spettatore; purtroppo, però, a partire dal tutt'altro che incalzante ritmo narrativo, è facile
  recensione Beastly

intuire che le cose non stanno affatto così. Infatti, con scenografie ed ambienti che tanto richiamano la freddezza sentimentale di buona parte della gioventù d'inizio XXI secolo, sempre più afflitta dalla mania d'estetismo, è chiaro che, più che apparire come una delle più riuscite rivisitazioni della succitata fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, quella che scorre davanti ai nostri occhi non ne sia altro che una moderna variazione indirizzata al pubblico adolescenziale che ha fatto la fortuna della poco esaltante serie Twilight . Moderna variazione in cui perfino il lavoro del mitico truccatore Tony Gardner – cui dobbiamo tanti mostruosi make-up in pellicole quali Darkman e Benvenuti a Zombieland – finisce per risultare deludente, mentre a suscitare risate è più una certa comicità involontaria che la spruzzata d'ironia presente. E, impossibilitati a ricevere nella giusta maniera i bei concetti sentimentali, ci si annoia molto, anche se qualcosa ci spinge a pensare che, con ogni probabilità, l'operazione avrebbe funzionato meglio se sfruttata nell'ambito del piccolo schermo.


(recensione di Francesco Lomuscio )


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