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di
Rosalinda
Gaudiano
(***)
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Michel
Gondry ritorna
alla grande
sullo schermo
cinematografico.
“Be Kind
Rewind”,
suo ultimo lavoro
di regia e sceneggiatura,
è l’ossimoro
nella comunicazione
cinematografica,
aperta e dialettica,
accelerata nella
sua logica contraddittoria,
di cui Gondry
si avvale per
rappresentare
il mondo umano
del sogno, illusione
e forza della
stessa vita,
focalizzando
lo sguardo su
un quartiere
popolare della
periferia americana.
Siamo in un
paesino di provincia
del New Jersey.
Il signor Fletcher
(Danny Glover)
gestisce una
videoteca di
soli vhs, Be
Kind Rewind.
Uomo di vecchie
vedute, Fletcher
vive nel mito
di un suonatore
di jazz, che
a detta dell’uomo,
in un tempo
molto molto
lontano, pare
fosse nato proprio
nel suo negozio.
Costretto ad
allontanarsi
per alcuni giorni,
Fletcher lascia
la gestione
del negozio
nelle mani del
suo collaboratore
Mike (Mos Def), |
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Bandito
sin da subito
qualsiasi riferimento
a possibili
parodie per
consumatori
di pop corn
in cerca di
una comoda sistemazione
(eh sì
ci riferiamo
al tipo di pubblico
che frequenta
le sale cinematografiche
per vedere "Meet
The Spartans",
quindi a costoro
si consiglia
di accedere
a "Superhero",
che esce più
o meno in contemporanea)
“Be Kind
Rewind”,
il terzo film
da regista di
Michel Gondry
è sottile,
aereo e da gustare.
Un anziano proprietario
di un videonoleggio
(Danny Glover)
lascia il negozio
per un paio
di giorni. Lo
gestirà
il commesso
di sempre (un
adorabile Mos
Def) affratellato
all'amico pazzoide
(Jack Black,
se si supera
l’eccessivo
ghigno folle,
è tollerabile).
Ma i guai arrivano
subito: un incidente
"elettrico"
occorso all'amico
attiradisastri,
fa sì
che egli smagnetizzi
i vhs e addio
noleggi. I due
decidono di
rigirare dei
bignami del- |
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vietando che
il suo amico
Jerry (Jack
Black) vi metta
piede durante
la sua assenza.
Le cose purtroppo
si svolgono
esattamente
al contrario.
Jerry, mentre
cerca di sabotare
la centrale
elettrica, secondo
lui responsabile
di minare la
salute del suo
cervello, viene
colpito da una
forte scarica
elettrica, si
magnetizza ed
entrando nel
videoshop cancella
tutte le cassette.
Niente più
film, cassette
vuote e clienti
inferociti.
Cosa fare? Jerry
e Mike daranno
libero sfogo
alla loro più
esilarante ed
eclettica inventiva
per risolvere
il problema
prima di subito.
Decidono di
girare un remake
di Ghostbusters,
che riscuote
un successo
inaudito. Perché
allora non continuare?
Certamente!
A questo punto
coinvolgono
anche tutto
il vicinato
in un’atmosfera
esuberante di
gioia e divertimento
comunitari.
Così
la realizzazione
della favola,
del sogno, folletti
della mente
umana, artefici
di illusioni
e fantastiche
speranze, vengono
narrati in “Be
Kind Rewind”.
Storia squisitamente
divertente,
accattivante
nella sua geniale
struttura narrativa,
frutto di una
competenza registica
autoriale di
un Gondry che
ha senza dubbio
rischiato meno
restando in
un surrealismo
più comprensibile
nella sua immediatezza
di significati.
“Be Kind
Rewind”
si caratterizza
in uno stile
che moltiplica
i piani della
narrazione in
una molteplice
polisemia, in
semplici eppure
complesse immagini,
scene o sequenze
che racchiudono,
nella ricercata
e stravagante
forma comunicativa
il segno distintivo
di questo poliedrico
regista, che
ha già
conquistato
la famosa statuetta
con “Se
mi lasci ti
cancello”.
Goundry ancora
una volta rivela
un’indipendenza
stilistica e
produttiva notevole,
con un interesse
spiccato all’espressione
della soggettività
individuale
e collettiva,
spesso mutilata
dall’incalzare
di un progresso
che guarda solo
ai profitti
economici e
commerciali.
Ed il cinema,
purtroppo, ha
risentito non
poco di essere
stato penalizzato
nel suo sogno
espressivo spontaneo
e naturalmente
artistico. Jack
Black (definiamolo
pure uno dei
migliori attori
della sua generazione)
come al solito
si caratterizza
in un’esplosione
di bravura e
simpatia, spalleggiato
ad arte dal
bravo Mos Def.
Il finale dolce-amaro
lascia riflettere
non poco. Ma
come al solito
l’inesauribile
messaggio a
non mollare
mai l’illusione
del sogno lascia
aperta la strada
del possibile
e dell’avverabile
…anche
ad occhi aperti.
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film "be
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le pellicole
perse. In poco
tempo i film
"maroccati"
(nella versione
inglese è
"sweded"
che significa
rigirare un
film con mezzi
“popolari”)
fniscono con
l'appassionare
più degli
originali e
tutto sembra
tornare per
il verso giusto.
Supermetafora
brillante per
sguardi in cerca
di emozioni:
abbiate cura
voi visionari
di rilevare
ogni invenzione
e di goderne
se amate la
rappresentazione
gondriana del
mondo cinematografico.
Apprezzerete
lo spernacchio
malizioso e
intelligente
a Kubrick, Jackie
Chan, Ghostbuster,
King Kong e
valanghe di
altri titoli,
rivissuti con
l'occhio innamorato
del cinefilo
lezioso. Diversamente
potreste rigettarlo,
per la superficialità
(intesa come
leggerezza)
con la quale
inscena teatralmente
il proprio talento
mistico e la
tecnica acquisita:
di qui can can
di carrellate,
dolly e piani
sequenza da
scuola cinematografica
mentre narra
la trama principale.
Pura overdose
di immagini,
citazioni e
fantasie realizzate
in stile Gondry,
valente artigiano
che plasma ogni
materiale e
ogni possibile
strumento dell'immaginario
per ricostituire
un nuovo ordine,
dopo averlo
rovesciato.
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