BE KIND REWIND
 
 

di Rosalinda Gaudiano (***)

 

di Daniela Losini (***)

Michel Gondry ritorna alla grande sullo schermo cinematografico. “Be Kind Rewind”, suo ultimo lavoro di regia e sceneggiatura, è l’ossimoro nella comunicazione cinematografica, aperta e dialettica, accelerata nella sua logica contraddittoria, di cui Gondry si avvale per rappresentare il mondo umano del sogno, illusione e forza della stessa vita, focalizzando lo sguardo su un quartiere popolare della periferia americana. Siamo in un paesino di provincia del New Jersey. Il signor Fletcher (Danny Glover) gestisce una videoteca di soli vhs, Be Kind Rewind. Uomo di vecchie vedute, Fletcher vive nel mito di un suonatore di jazz, che a detta dell’uomo, in un tempo molto molto lontano, pare fosse nato proprio nel suo negozio. Costretto ad allontanarsi per alcuni giorni, Fletcher lascia la gestione del negozio nelle mani del suo collaboratore Mike (Mos Def),   Bandito sin da subito qualsiasi riferimento a possibili parodie per consumatori di pop corn in cerca di una comoda sistemazione (eh sì ci riferiamo al tipo di pubblico che frequenta le sale cinematografiche per vedere "Meet The Spartans", quindi a costoro si consiglia di accedere a "Superhero", che esce più o meno in contemporanea) “Be Kind Rewind”, il terzo film da regista di Michel Gondry è sottile, aereo e da gustare. Un anziano proprietario di un videonoleggio (Danny Glover) lascia il negozio per un paio di giorni. Lo gestirà il commesso di sempre (un adorabile Mos Def) affratellato all'amico pazzoide (Jack Black, se si supera l’eccessivo ghigno folle, è tollerabile). Ma i guai arrivano subito: un incidente "elettrico" occorso all'amico attiradisastri, fa sì che egli smagnetizzi i vhs e addio noleggi. I due decidono di rigirare dei bignami del-
 
 
 
vietando che il suo amico Jerry (Jack Black) vi metta piede durante la sua assenza. Le cose purtroppo si svolgono esattamente al contrario. Jerry, mentre cerca di sabotare la centrale elettrica, secondo lui responsabile di minare la salute del suo cervello, viene colpito da una forte scarica elettrica, si magnetizza ed entrando nel videoshop cancella tutte le cassette. Niente più film, cassette vuote e clienti inferociti. Cosa fare? Jerry e Mike daranno libero sfogo alla loro più esilarante ed eclettica inventiva per risolvere il problema prima di subito. Decidono di girare un remake di Ghostbusters, che riscuote un successo inaudito. Perché allora non continuare? Certamente! A questo punto coinvolgono anche tutto il vicinato in un’atmosfera esuberante di gioia e divertimento comunitari. Così la realizzazione della favola, del sogno, folletti della mente umana, artefici di illusioni e fantastiche speranze, vengono narrati in “Be Kind Rewind”. Storia squisitamente divertente, accattivante nella sua geniale struttura narrativa, frutto di una competenza registica autoriale di un Gondry che ha senza dubbio rischiato meno restando in un surrealismo più comprensibile nella sua immediatezza di significati. “Be Kind Rewind” si caratterizza in uno stile che moltiplica i piani della narrazione in una molteplice polisemia, in semplici eppure complesse immagini, scene o sequenze che racchiudono, nella ricercata e stravagante forma comunicativa il segno distintivo di questo poliedrico regista, che ha già conquistato la famosa statuetta con “Se mi lasci ti cancello”. Goundry ancora una volta rivela un’indipendenza stilistica e produttiva notevole, con un interesse spiccato all’espressione della soggettività individuale e collettiva, spesso mutilata dall’incalzare di un progresso che guarda solo ai profitti economici e commerciali. Ed il cinema, purtroppo, ha risentito non poco di essere stato penalizzato nel suo sogno espressivo spontaneo e naturalmente artistico. Jack Black (definiamolo pure uno dei migliori attori della sua generazione) come al solito si caratterizza in un’esplosione di bravura e simpatia, spalleggiato ad arte dal bravo Mos Def. Il finale dolce-amaro lascia riflettere non poco. Ma come al solito l’inesauribile messaggio a non mollare mai l’illusione del sogno lascia aperta la strada del possibile e dell’avverabile …anche ad occhi aperti.






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  le pellicole perse. In poco tempo i film "maroccati" (nella versione inglese è "sweded" che significa rigirare un film con mezzi “popolari”) fniscono con l'appassionare più degli originali e tutto sembra tornare per il verso giusto. Supermetafora brillante per sguardi in cerca di emozioni: abbiate cura voi visionari di rilevare ogni invenzione e di goderne se amate la rappresentazione gondriana del mondo cinematografico. Apprezzerete lo spernacchio malizioso e intelligente a Kubrick, Jackie Chan, Ghostbuster, King Kong e valanghe di altri titoli, rivissuti con l'occhio innamorato del cinefilo lezioso. Diversamente potreste rigettarlo, per la superficialità (intesa come leggerezza) con la quale inscena teatralmente il proprio talento mistico e la tecnica acquisita: di qui can can di carrellate, dolly e piani sequenza da scuola cinematografica mentre narra la trama principale. Pura overdose di immagini, citazioni e fantasie realizzate in stile Gondry, valente artigiano che plasma ogni materiale e ogni possibile strumento dell'immaginario per ricostituire un nuovo ordine, dopo averlo rovesciato.




 
 
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