BARBAROSSA
 
locandina Barbarossa

recensione Barbarossa

 
Ambientato nell'Italia del XII secolo, "Barbarossa", l'ultimo lungometraggio di Renzo Martinelli, vorrebbe raccontare un episodio importante nella storia medievale italiana, ovvero quello della discesa dell'imperatore tedesco Federico di Hohenstaufen (Rutger Hauer) in terra italica, per coronare il suo sogno di ricostituire l'impero universale che fu di Carlo Magno. Ma a ostacolare il suo cammino trova una - finale - stregua resistenza dei comuni lombardi, guidati dal milanese Alberto da Giussano (Raz Degan). Purtroppo, o inevitabilmente, il condizionale è d'obbligo: tralasciando la questione dell'attendibilità storica del film, oltre alla polemica politica che ha accompagnato la sua presentazione, quello che lascia fortemente perplessi è la pretesa di voler dimostrare che sì, anche in Italia possiamo fare del "grande" cinema. Grande inteso però  
 
nel senso letterale del termine: effetti speciali avanzati (tra cui l'uso, per la prima volta da noi, del sistema di "crowd replication"), costi di produzione elevatissimi (ben 30 milioni di euro, stanziati dalla Rai), il ricorso a un genere - il kolossal - che da noi non ha molti precedenti (se non nei film di serie B), e a questo proposito sarebbe stato forse il caso di porsi qualche domanda. Anche perché, pur riconoscendo il   recensione Barbarossa
tentativo di fare qualcosa di nuovo, il fallimento complessivo è tale da non permettere di andare oltre la noia che si prova lungo tutti i 139' di pellicola. In più la scelta di girare in inglese per renderlo accessibile al mercato internazionale: peccato poi che il doppiaggio italiano lasci, ancora una volta, a desiderare. Insomma, una pellicola piena di riserve.

(di Giulia Mazza )


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