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recensione bangkok dangerous
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Remake dell'omonimo action movie di Hong Kong, diretto dagli stessi fratelli Pang, Bangkok Dangerous made in USA si presenta come fedele trasposizione dell'originale se pur contestualizzato nel presente storico. Il film vive in bilico tra la modernità della capitale tailandese, caotica, rumorosa e luccicante e uno sfondo spazio-temporale impalpabile, eredità di una cultura intrisa di saggezza e mistero. Nicolas Cage è alle prese con una nuova interpretazione, ennesima sfida per un talento capace di esprimersi in variegati e diversissimi ruoli. Lo avevamo da poco apprezzato nelle vesti di un tenente dissoluto a New Orleans, lo ritroviamo non più in balia dei vizi e dell'ambizione ma totalmente a suo agio nel ruolo di serial killer, con
tanto di fisico atletico, capelli lunghi e sguardo impenetrabile. Un'atmosfera rarefatta e fortemente drammatica resa |
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magistralmente dalla fotografia di Srimantra, ci introduce ben presto nei meandri di una città che sa essere violenta e crudele sotto una superficie di benessere effimero e di emancipazione. Un montaggio serrato, dinamico e fluido sottolinea l'abilità registica dei Pang, ne asseconda il senso del ritmo e la forza adrenalinica, senza mai cadere nella tanto attuale trappola da videoclip. La musica c'è ed |
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incalza a dovere, ma sa lasciare spazio al silenzio quando la sostanza del racconto e la tensione lo richiedono.
L'impianto audiovisivo accompagna lo stato d'animo del killer, ne scruta l'evoluzione, coglie i primi dubbi esistenziali di un essere fino ad allora incapace di provare emozioni. L'incontro con un giovane "apprendista" e con una farmacista sordomuta saranno il tramite verso una nuova consapevolezza e la ricerca di un'alternativa di vita. La forza dell'immedesimazione nei confronti del primo e la tenerezza spontanea verso la donna, unita a lui dalla stessa difficoltà nel comunicare, aprono un varco attraverso una scorza dura e all'apparenza invalicabile, ci fanno intuire che il passato del protagonista sia stato totalmente violento, penoso, privo di qualsiasi barlume di sentimento o affettività. Non è un caso che tali inaspettati legami relazionali vengano a manifestarsi in una terra pacifica, semplice e ingenua, nascosta dietro le brutture della criminalità locale. Ciò che non convince sono alcune forzature narrative tese alla spettacolarizzazione di scene cruciali (è il caso dell'agguato ai danni di Joe quando è in compagnia della ragazza) e l'esasperazione di alcune scelte formali; in particolare si rivela un certo autocompiacimento nel continuo gioco di cambi di fuoco che, alla lunga, finisce per infastidire.
(di Lucio De Candia)
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