AWAY FROM HER
 

recensione away from her

 
Una dolente affezione può polverizzare ogni traccia, ogni ricordo di un’esistenza vissuta insieme. S’inizia con deficit di memoria quotidiana, dimenticandosi piccole cose, fino a che esperienze, emozioni e trasgressioni vengono recise dalla propria mente. Esattamente ciò avviene a Fiona che, sbigottita, comprende d’essere affetta da demenza d’Alzheimer. Ad affiancarla nel suo quotidiano calvario c’è il premuroso marito Grant, a cui è legata da ben cinquanta anni. La patologia progredisce implacabilmente, fino a che giunge il ricovero coatto nella casa di cura specializzata Meadowlake. Fra i dictat della struttura ospedaliera ve n’è uno che proibisce tassativamente ai parenti di visitare gli infermi per i primi 30 giorni della degenza. Trascorso tale periodo, Grant torna a trovare la coniuge e scopre il legame che si è instaurato nel  
 
frattempo fra la sua sposa e Aubrey, un altro paziente del centro. Ma quando Aubrey verrà condotto a casa dalla moglie, Fiona finirà per avvilirsi, tanto che le sue condizioni di salute peggioreranno a vista d’occhio; solo un atto di totale abnegazione da parte di Grant potrà rendere di nuovo serena la donna. Tratto dal racconto “The bear came over the mountain” di Alice Munro, Away from her è una bella e com-  
movente love story diretta dall’affermata attrice Sarah Polley. Dopo essere stato presentato al Festival di Toronto, al Sundance Film Festival e al Festival del Cinema di Berlino, il film esce finalmente in Italia. Innanzitutto, è doveroso elogiare il tono sommesso ma al contempo poetico con cui la Polley ha cercato di affrontare un tema così delicato, evitando accuratamente di scivolare in eccessi melodrammatici. Il lungometraggio elude una scansione lineare della storia, prediligendo una sovrapposizione di diversi livelli temporali avviluppati tra loro, dalla diagnosi fino alla separazione. Mentre lo spettatore scorge la chiave di lettura di tale opera nell’importanza che la memoria riveste in un rapporto così lungo e profondo, la mdp tallona l’uomo nella sua via crucis di snervante frustrazione. Istante dopo istante il pubblico partecipa commosso al travaglio di Grant, maturando insieme a lui la consapevolezza di non poter far nulla per la persona che ama. Inoltre, i personaggi della storia interagiscono fra loro nell’atmosfera fredda ed invernale di una cittadina rurale del Canada, perfetta metafora atta a simboleggiare il dissiparsi dei ricordi e delle sensazioni. A dare corpo e sentimento ai due characters principali ritroviamo un’intensa Julie Christie, azzeccatissima nel ruolo dell’eterea e sensibile Fiona e un carismatico Gordon Pinsent. Oltre a loro, nel cast vi sono il premio Oscar Olympia Dukakis (portavoce dell’Alzheimer’s Association negli USA) e l’attore Michael Murphy. Infine se, come recita il sottotitolo del film, “amare non è ricordare”, la visione di Away from her ne è la prova.


(recensione di Maria Cristina Caponi )


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