perfetto involucro di grafica, colori e movimenti si dispiega una storia senza tempo, adatta ad un pubblico di bambini ma destinata ad un'interpretazione simbolica, in quanto metafora del mondo degli adulti; basta tratteggiare le caratteristiche psicologiche e "spirituali" del piccolo robot per capire come esso possa rappresentare il portatore ideale di qualità universali: l'intelligenza, il coraggio, la sensibilità, la generosità e l'amore verso gli altri sono al servizio di un pianeta inquinato e morente, sono il solo rimedio per sconfiggere il lato oscuro dell'essere umano e raggiungere la realizzazione di un mondo migliore. Peccato che questo secondo livello di lettura non vada oltre un senso comune ormai troppo largamente sviscerato ed invocato ma, nella realtà, quasi mai supportato da azioni concrete. Se la forza maggiore del manga originale risiedeva nella sua unicità, se la sua stessa creazione era dovuta alla fiducia nella scienza per il progresso dell'umanità, forse era proprio questo aspetto a dover essere maggiormente approfondito. Il nostro eroe esisteva già in altra vita, in sembianze umane, le sue doti erano già palesi e manifeste; il salto di qualità risiede dunque in quei super poteri il cui valore simbolico rischia di divenire forzato se non fuorviante. Infine la genesi di Astro Boy offriva un terzo livello di racconto, oltre la metafora sociale, un livello esistenziale; ciò non è sfuggito all'autore (lo testimonia il riferimento al libro "Critica della ragion Pura di Kant") ma di fatto è svanito nel corso degli eventi. Stiamo parlando dell'interrogativo sull'esistenza, sulla percezione, sull'essenza dell'anima e della vita dopo la morte. Può un robot "provare" qualcosa? Può di fatto esistere? Che il tema non sia stato approfondito lo testimonia il doveroso confronto con un film affine al riguardo, lo splendido "Intelligenza Artificiale". Astro Boy avrebbe forse meritato le tre stelle ma considerando le premesse e la potenzialità del progetto non possiamo non notare come alla fine abbia trionfato la solita logica da blockbuster.
(di Lucio De Candia)