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recensione aspettando
il sole
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In un luogo imprecisato dell'Italia, in una notte illuminata da luci che scorrono veloci lungo una strada qualsiasi, comincia "Aspettando il sole", primo lungometraggio di Ago Panini (qui anche cosceneggiatore). A bordo di una macchina tre balordi alla ricerca di un pacchetto di sigarette s'imbattono nell'Hotel Bellevue, contenitore grigio e impersonale di vicende diverse, che si snodano tra le stanze, i corridoi, la reception dell'albergo. Si sfiorano, i personaggi, e forse si toccano senza quasi esserne consapevoli, ciascuno sveglio in attesa che passi quella notte che avvolge tutto come una coperta pesante. Avvolge anche lo spettatore, coinvolto dal ritmo serrato e dal montaggio che taglia bruscamente le immagini, le mescola e le ricompone in voci, grida, sussurri, guaiti di cane, telefoni che squillano, e qualche lacrima. |
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Cosė si rimbalza di storia in storia come facendo zapping convulso da un canale all'altro (non a caso, il regista viene da una lunga carriera fatta di spot pubblicitari e videoclip): ma lo schermo luminoso ci regala un unico racconto sezionato in piccoli frammenti più che un collage fatto di tanti pezzi. Distinzione importante, perché lega ulteriormente i personaggi, figure perdenti, fragili e aggressive, dove nessuno riesce a esse- |
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re onesto fino in fondo, ma nemmeno disonesto. Proprio come la pellicola che, presa nella sua interezza, in alcuni (pochi) momenti č un po' zoppicante - forse per il peso non proprio uguale delle diverse storie. Ma forte di un cast talmente vario e improbabile da essere, proprio per questo, ben assortito e soprattutto convincente. Su tutti spicca l'interpretazione di Giuseppe Cederna, il dimesso e frustrato portiere di notte, ma č giusto ricordare Claudio Santamaria, Bebo Storti, Vanessa Incontrada, Claudia Gerini, Raoul Bova, Corrado Fortuna, e molti altri. Tutti cercano di sopravvivere a se stessi, mentre la notte, come tutte le notti, finisce per cedere il posto a un nuovo giorno. Č una commedia scura, questo "Aspettando il sole", che pur restando un film 'di genere', ci regala un briciolo di fiducia in un panorama cinematografico italiano sempre pių appannato.
(di Giulia Mazza)
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