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Un film intitolato "S. Valentine's day" che esce nelle sale il 12 di marzo è un film sfasato per statuto ontologico. Da qui i distributori hanno pensato di cambiare il titolo in un più generico e insignificante "Appuntamento con l'amore", credendo forse che cambiando il nome a una cosa cambi anche la natura della cosa stessa (Foucault avrebbe da dirne). Purtroppo non è così e "Appuntamento con l'amore" non si è trasformato in "A qualcuno piace caldo" ma è rimasto "S.Valentine's day". A pensar male avrebbe potuto essere la centesima commedia sentimentale, copia ciclostilata, consunta e illeggibile, di centinaia di altre commedie sentimentali che si illudono di trovare la propria ragion d'essere nell'intrecciarsi persistito di una molteplicità di vicissitudini all'apparenza distanti e invece destinate |
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casualmente a incocciare l'una con l'altra. E invece è molto peggio. Colpa del secondo asso nella manica che "Appuntamento con l'amore" ha
da giocare, la conditio sine qua non che pretenderebbe di elevarlo al di sopra dei suoi similari e cioè quello di condensare tutta l'azione all'interno di un arco temporale di un sol giorno: il giorno di S. Valentino. Ebbene sì. Eccola qui la "truèda", come direbbe
l'indimenticato critico |
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cinematografico del fu Faletti comico. Premesso che chiunque in grado di eseguire una moltiplicazione senza l'ausilio della calcolatrice, smette di festeggiare S. Valentino all'incirca in seconda media, quando capisce che confezioni di baci perugina e mon cherì a forma di cuore mal si addicono ad un essere cui piace definirsi evoluto, qui troviamo un manipolo di individui impegnato a celebrare la festa degli innamorati in quel di Los Angeles dove sembra normale comportarsi da dementi. Troviamo Ashton Kutcher fioraio che si dichiara a Jessica Alba. Jessica Alba che lascia Ashton Kutcher perché non si sente pronta. Ashton Kutcher che si arrabbia con i suoi amici perché nessuno gliela aveva detto (che cosa, non si sa). Jennifer Garner sempre più somigliante a un quadro di Picasso che ha trovato l'amore in Patrick Dempsey. Patrick Dempsey che in realtà è sposato (gli uomini, che bastardi). Anne Hathaway e Topher Grace che si innamorano ma lui ha il problema che viene dall'Indiana. Jessica Biel che si innamora di Jamie Fox, forse perché entrambi non si capisce cosa stiano lì a fare e allora tanto vale che si innamorino. Dite un nome a caso ed è probabile che ci sia. Julia Roberts? C'è. Kathy Bates? C'è. Taylor Lautner? C'è ma era meglio non ci fosse. C'è anche un bambino di nome Edison, tanti cagnetti che fanno simpatia e un cammeo incomprensibile di Joe Mantegna (Joe Mantegna?). All'aumentare vertiginoso del numero dei personaggi corrisponde sempre una spinta uguale e contraria sul versante dell'approfondimento psicologico. In un caso limite come questo si verifica che ad una frammentarietà di caratteri tendente all'infinito corrisponde un'indagine introspettiva sui medesimi tendente allo zero, come tendente allo zero è la credibilità delle vicende in cui si trovano coinvolti. Da cui consegue ancora quello che può definirsi come un vero e proprio paradosso e cioè che per descrivere l'infinità dei sentimenti e delle sfumature umane è di gran lunga preferibile un solo personaggio descritto a tutto tondo che infiniti personaggi ridotti a bamboccianti monodimensionali. Dirige Garry Marshall che diresse "Pretty Woman" (da fustigazione l'autocitazione della Roberts sui titoli di coda) e ancora si domanda, e ci domandiamo, come ha fatto se alla bella età di 74 anni tutto quello che ci può dire sull'amore è rinchiuso in questo film imbarazzante il cui pallino nero si spiega solo perchè non se ne possono dare due.
(di Mirko Nottoli)
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