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Eccolo, finalmente
il terzo atteso film
di Mel Gibson è
arrivato con la sua
scia di polemiche
e di dollari spesi
e incassati. E non
si può dire
che Apocalypto sia
una delusione, perché
è esattamente
come ce lo aspettavamo:
sanguinolento e veloce,
ben girato con l'uso
di una cinepresa ad
alta definizione che
insegue per la giungla
i maya buoni e i maya
cattivi in un susseguirsi
di efferatezze da
far impallidire il
pur dotato "Passion".
Con una miscellanea
di scene prese da
altri film, da "Brave
Heart" a "Un
tranquillo Weekend
di paura", da
"Rambo"
a "Indiana Jones"
a "Il fuggitivo",
Gibson in questa sua
(ma anche nostra)
ultima fatica vorrebbe
raccontarci, senza
badare troppo alla
realtà storica,
la fine della millenaria
civiltà Maya.
Facciamo così
conoscenza delle disavventure
del maya-buono-e-bello
Zampa di Giaguaro
(Rudy Young- |
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blood),
il cui
villaggio
di cacciatori
della
foresta
viene
assalito
e distrutto
dal
maya-brutto-e-cattivo
Lupo
Zero
(Raoul
Trujillo)
e la
sua
banda
di predatori
in cerca
di vittime
sacrificali
per
placare
le ire
degli
Dei.
Zampa
di Giaguaro,
dopo
aver
nascosto
in un
fosso
la sua
famigliuola
composta
da una
moglie
incinta
(Sette)
e dal
figlioletto
(Corsa
di Tartarughe),
viene
catturato
e, insieme
ad altri
componenti
del
villaggio,
tra-
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scinato senza
troppi complimenti
nella città
dove sorgono
le piramidi.
Lì
il popolo
dissoluto,
somigliante
più
a una setta
di invasati
che sembra
tratta dall'ultimo
King Kong,
tra urla e
osanna, plaude
ai sacrifici
umani che
un lardoso
sacerdote
compie sulla
sommità
di una piramide
dove vedremo
immolare molti
dei maya buoni.
Cuori strappati,
teste mozzate
che rotolano
giù
per la scalinata,
terrore negli
occhi dei
condannati
e musiche
incalzanti.
Ma quando
è la
volta di Zampa
di Giaguaro,
gli Dei, ormai
sazi di sangue
(almeno questa
è l'interpretazione
del sacerdote
officiante),
oscurano il
sole con un'eclissi,
salvando così
la vita al
nostro eroe
buono. Unico
sopravvissuto,
riuscirà
a scappare,
passando attraverso
campi cosparsi
di cadaveri
che sono un
evidente riferimento
ai lager nazisti
(ma Gibson
non ha detto
di essere
antisemita?).
Inseguito,
sebbene trafitto
più
volte e in
più
parti del
corpo da frecce
e lance, inizierà
una mirabolante
fuga attraverso
la foresta
riuscendo,
nonostante
le ferite,
a battere
in velocità
una pantera
e a uccidere
quasi tutti
i suoi inseguitori,
fino... Fino
all'arrivo
degli spagnoli.
Il Resto è
Storia. "Una
civiltà
viene conquistata
dall'esterno
solo quando
si è
distrutta
dall'interno".
Questa citazione
di W. Durant
posta all'inizio
di Apocalypto,
costituisce
la sintesi
della filosofia
e anche il
monito del
film. Ma non
ci riesce
il regista
a coinvolgerci,
anzi l'interminabile
fuga, nonostante
il ritmo incalzante,
finisce per
annoiare con
una sceneggiatura,
curata anche
dallo stesso
Gibson, che
pesca nel
generoso mare
del "già
visto"
anche se furbescamente
combinato.
Eccolo, dunque,
l'atteso film
di Gibson.
Apocalypto
è arrivato
anche sui
nostri schermi.
Andatelo a
vedere se
volete. Così
non se ne
parla più.
(recensione
di Claudio
Montatori)
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