APNEA
 

apnea recensione

 
Un giornalista sportivo con un passato da schermidore (Claudio Santamaria costretto a parlare con una leggera inflessione veneta) si mette a indagare sulla strana morte dell’amico di sempre disvelando ombre e angoli bui. Sotto un’apparente vita soddisfatta, emergono segreti da fabbrichetta, erotismi provinciali e loschi inganni. La vicenda prende vita nella zona prosperosa del nord/est italico dove a farla da padroni sono i ricchi industriali del pellame e l’inevitabile indotto. Emergono così figure di sfruttatori, portaborse, faccendieri e criminali a livello locale. Gente capace di occultare i cadaveri degli extracomunitari che usano per disfarsi dei rifiuti tossici, di oliare il meccanismo dell’omertà in nome del profitto comune nonché di ordire trame assassine e connivenze. Guai, dunque, a chi ostacola in qualche modo  
 
l’automatismo ben avviato. Introducendo anche l’elemento diversivo (il figlio autistico dell’industrialotto in vista che disegna rivelatori cadaveri galleggianti) Roberto Dordit – con la benedizione di Nanni Moretti - cuce una sorta di film ibrido che sfrutta gli ingranaggi del noir e del giallo, per denunciare le malefatte del sistema economico a livelli micro. L’intenzione è di farci aprire gli occhi sul macro. Affrontare le morti  
bianche sul luogo di lavoro è certamente soggetto encombiabile: meno lo è la didattica e la pedagogia degli intenti, che si rivelano essere l’humus di fondo sul quale far germogliare plauso e lode. Il finale non consolatorio, non soddisfa comunque. Bisogna fare attenzione quando si scaglia la freccia della denuncia: le mire possono essere alte ma il risultato, discontinuo. Se non mediocre.

(recensione di Daniela Losini )

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