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AMORE E ALTRI RIMEDI - RECENSIONE |
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Locandina "Amore e altri rimedi" |
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amore e altri rimedi - recensione
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Giovani, carini ... ma non disoccupati. Anzi. E' proprio il successo (e l'ansia di indipendenza che ne deriva) a caratterizzare Jamie e Maggie, i due protagonisti di "Amore e altri rimedi": talmente impegnati a dichiararsi nemici dell'amore e refrattari a qualunque impegno vada oltre il primo appuntamento, da non saper riconoscere il batticuore quando si presenta. C'è poco da aggiungere: l'incursione nel rosa dell'avventuroso regista Edward Zwick ("L'ultimo samurai", "Blood diamond", "Defiance") è una sintesi esemplare dei luoghi comuni fioriti nella melassa, dalla diffidenza iniziale alle gag dell'innamoramento, ai violini che impazzano tra un bacio e l'altro. A banalizzare ancor più le cose ci si mette un titolo italiano che, come vuole l'(infelice) epopea delle traduzioni dallo |
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slang di Hollywood, è un'offesa alla fantasia. E che precipita l'aspettativa del pubblico nel frullatore del già sentito. Però, a difesa e riscatto di questa nuova, gradevole love story, vanno inseriti nel quadro alcuni elementi essenziali. Gli attori, prima di tutto: già rodata sul set dei "Segreti di Brokeback Mountain", la coppia Jake Gyllenhaal - Anne Hathaway sfoggia un mix di fascino, carisma e duttilità così ben assortito da |
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rasentare l'irreale. Nessuna come la Hathaway, bellezza romantica e naive, avrebbe potuto calarsi nelle smorfie vezzose dell'eterea Maggie, pittrice con allergia dichiarata alla stabilità. E nessuno sguardo come quello languido e furbesco di Donnie Darko si sarebbe adattato al personaggio di Jamie, rampante pionere dell'industria farmaceutica lanciato nell'olimpo yuppie da un fluorescente elisir d'amore: il Viagra. E arriviamo al secondo elemento vincente: l'ispirazione del copione dalla biografia del vero Jamie Raidy ("Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman"), ambizioso promoter esploso grazie alla pillola dell'amore, esempio e proiezione della roaring culture dell'America anni Novanta. La fonte realistica regala a quella che potrebbe sembrare una commediola nata dal nulla uno spessore diverso, due punti in più sulla scala della verosimiglianza. Jamie è un dongiovanni incallito, fan dell'usa-e-getta, rapito dall'abbaglio del successo facile. Maggie, dal canto suo, è sì una nereide metropolitana, il ritratto della donna anticonformista che rifiuta ruoli e clichè. Ma la sua debolezza non è solo un'allenata avversione per i rapporti seri: Maggie ha il morbo di Parkinson. L'apertura a Jamie, la scoperta inattesa di un sentimento che ridisegna tutti i suoi limiti, è per la giovane l'occasione di imporsi sulla sua disabilità, di forzare il suo pessimismo e scuotersi da un'inerzia incombente. Ben dentro i canoni della commedia rosa con cui Hollywood ha drogato i sogni di mezzo mondo, "Amore e altri rimedi" si conquista la sufficienza mescolando pochi ma gustosi ingredienti. Il resto lo fa la passione del pubblico per le storie che sbocciano oltre l'arcobaleno, tra un cavallo bianco e una pentola d'oro. Mai orizzonte d'attesa, si sa, fu più prevedibile e saziabile di quello degli innamorati.
(recensione di Elisa Lorenzini)
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