AMICI MIEI - RECENSIONE
 
locandina amici miei come tutto ebbe inizio
Locandina "Amici Miei"

amici miei - recensione

 
Alla fine, questo Amici miei – come tutto ebbe inizio non è così male come tutti ci aspettavamo. Ci sarà sempre e comunque chi continuerà a dire che Amici miei non si doveva toccare, ma, a dirla tutta, la serie era già stata spremuta, e spogliata dei suoi intenti originari, col terzo episodio della saga. Parenti non è Monicelli, lo spirito sottostante i primi due capitoli, qua è del tutto assente. I protagonisti non sono uomini che non accettano la vecchiaia e il senso di morte che comincia ad affiorare nelle loro vite. Sono solo cinque “bischeri” che si divertono a fare scherzi, spesso molto crudeli. Questo è l’elemento di congiunzione con gli altri tre film, oltre chiaramente al titolo e alla locandina. Per gli aficionados della serie, cominciamo col dire che i nostri cinque eroi non si chiamano Perozzi, Mascetti,  
 
Sassaroli, Necchi e Melandri, bensì hanno tutti nomi più o meno rinascimentali: Manfredo (Massimo Ghini), Duccio (Michele Placido), Cecco (Giorgio Panariello), Filippo (Christian De Sica) e Jacopo (Paolo Hendel). Panariello, grosso modo, ricoprirebbe il ruolo che fu del Necchi, ma chi è riconducibile al Melandri? Per carità, nessuno nega che vi siano sequenze che rimandano agli originali, come l'incipit con Placido che ha voglia   recensione amici miei

di radunarsi con gli amici per qualche nuova goliardia, o il funerale. Ma, in fin dei conti, anche Uomini uomini uomini di De Sica s'ispirava ad Amici miei , eppure nessuno, in quell'occasione, accusò la pellicola di reato di lesa maestà. Quindi, il consiglio che diamo a tutti coloro che vorranno vedere Amici miei – come tutto ebbe inizio , al solo fine di distruggerlo, è quello di non pensare al prototipo e di considerare il film di Parenti come un unicum . E' una sorta di decamerotico con un enorme dispiegamento di soldi e mezzi (ricostruzioni d'ambiente, oltre tremila comparse, centinaia di costumi antichi) e una sceneggiatura ben scritta da Parenti, Brizzi, Martani e, il da poco scomparso, De Bernardi (autore anche dei tre capitoli precedenti). Ma, anche in questo caso, occorre fare le dovute distinzioni: il decamerotico, per sua stessa definizione, era un genere che faceva sfoggio di nudità muliebri, adoperando le novelle del Decameron. Amici miei – come tutto ebbe inizio , e apparirà strano ai nostri lettori, non annovera alcun nudo, ma incarna in maniera ottimale lo spirito del Boccaccio. Pensiamo allo scherzo ai danni di Alderighi il legnaiolo (Massimo Ceccherini). Sebbene vi siano influenze esterne, dall'Anfitrione di Plauto a Le mille e una notte, lo scherzo che mettono in piedi potrebbe essere benissimo una novella boccaccesca. Gli attori sono ben misurati nei loro ruoli, non c'è nessuno sopra le righe. Lo stesso De Sica, che impèra nei cinepanettoni, appare più controllato. Sembrano veramente cinque amici che si divertono a burlarsi del prossimo e soprattutto di loro stessi. E più passano i minuti, più ci convinciamo che il gruppetto sia ben amalgamato e affiatato. Peccato però che di risate neppure l'ombra. E dispiace dirlo, perché la sceneggiatura è veramente un gioiellino. Parenti ha confezionato con molta cura il film (splendida la fotografia), senza però dargli un pizzico di personalità. Alla fine esci dal cinema un po' frastornato. Sei entrato prevenuto: “Monicelli non si tocca”, “Come si permettono De Sica e Parenti di rovinare un capolavoro della commedia all'italiana?”, eppure… eppure ripensi alla cattiveria degli scherzi, alla loro costruzione ed evoluzione, e arrivi a sostenere che non hanno niente da invidiare a quelli visti nei capitoli precedenti. E un sorrisetto beffardo ti spunta sul volto, proprio come sul finire del primo, vero ed unico Amici miei.


(recensione di Stefano Bucci )


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